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Brexit, Ue e Regno Unito trovano l’intesa. Ma Nordirlandesi e Corbyn dicono subito di “no”

Pubblicato il 17/10/2019 15:03 - Aggiornato il 18/11/2019 16:55

Brexit, alla fine l’accordo è stato raggiunto. Ue e Regno Unito si stringono la mano e si dicono “farewell”. A dare l’annuncio è stato il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Il premier britannico Boris Jonhson si dice soddisfatto: “Abbiamo un nuovo grande accordo”. Anche il capo negoziatore Ue, il francese Michel Barnier che ha parlato subito dopo in conferenza stampa, ha elogiato questo “accordo rivisto, che risponde all’incertezza creata da Brexit”.

I negoziati tecnici con il governo britannico sono proseguiti a oltranza fino a stamane, ora il testo d’intesa almeno politico c’è. In tutto questo c’è, però, l’ostacolo nordirlandesi, i quali vorrebbero rovinano la “festa”.

Arlene Foster, la leader unionista del Democratic Unionist Party (Dup, i nazionalisti nordirlandesi), e il suo vice Nigel Dodds avevano detto di non poter dare il loro sostegno alla bozza d’accordo su cui hanno lavorato il governo di Boris Johnson e la Commissione Ue. Alla notizia dell’intesa hanno ripetuto che non cambiano posizione. I parlamentari nordirlandesi sono dieci, e tengono in piedi il governo conservatore di Boris Johnson: quindi i loro voti sono necessari per far passare l’accordo.

Anche il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn ha fatto sapere che per loro questa intesa è irricevibile: “Se Johnson avrà o meno la maggioranza lo vedremo sabato al voto a Westminster, ma al momento sembra che non abbia il sostegno dei suoi alleati, tra cui il Dup, e noi non sosteniamo questo a accordo”.

L’accordo Johnson-Ue ricalca quello May-Ue e porta molti benefici alle aziende nordirlandesi – beneficerebbero sia degli accordi Uk-paesi terzi, sia di sconti sulle tariffe che il Regno Unito assicurerebbe loro – ma il Nord Irlanda, ufficialmente parte del Regno Unito, dovrebbe accettare la creazione di una frontiera pur in mare che dividerebbe l’Isola dalla Gran Bretagna, cosa che gli unionisti da sempre fedeli a Londra e ostili al resto dell’isola non vogliono accettare.

Il no del Dup all’accordo sulla Brexit ha portato a perdere la sterlina, che scivola sull’euro cedendo lo 0,4% e scambiando a 1,1527. La notizia dell’intesa ha però elettrizzato le Borse con Milano che ha guadagnato subito l’1 per cento.

La reazione di Nigel Farage, ex leader dell’Ukip e ora leader del Brexit Party, ovvero la neoformazione che è stato il primo partito col 30 per cento dei voti alle elezioni europee dello scorso maggio, non conta nulla per la decisione di sabato a Westminster perché non ha parlamentari ma conta in termini di consenso elettorale.

Farage boccia questo accordo perché “non rappresenta una vera Brexit”, preferisce il rinvio e chiede nuove elezioni politiche. Ad ogni modo, come spiega Il Sole 24 Ore, prima di cantare vittoria per questo accordo la strada è ancora lunga e piena di insidie…

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