Una notizia che ha scatenato la rabbia di tanti governatori, quella dei nuovi centri per i rimpatri dei migranti annunciati dal governo. Con un’iniziale freddezza di fronte alla proposta che si è trasformato in un “no” categorico, nonostante il Viminale insista da giorni sulla necessità di un “dialogo costruttivo”. Niente imposizioni, insomma. Ma un accordo rimane complicato e resta, di fondo, una domanda ancora senza risposta: dove potrebbero nascere i Cpr nelle varie Regioni? La partita, come detto, è appena iniziata. L’esecutivo ha accelerato sul progetto, equiparando i centro alle “opere per la difesa nazionale” così da potersi avvalere delle corsie rapide previste dal Codice appalti. Secondo l’ultimo censimento, i Cpr sul nostro territorio sono 10: l’obiettivo dichiarato dal governo è costruirne almeno uno in ogni Regione, quindi 12 in più. (Continua a leggere dopo la foto)
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La rassicurazione dell’esecutivo ai timori dei territori è che saranno individuate aree scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili e perimetrabili. Ma da molti governatori è arrivata subito una levata di scudi. Il presidente della Toscana Eugenio Giani si è detto “assolutamente contrario”, scettico anche De Luca in Campania e porte chiuse dalla Valle d’Aosta. (Continua a leggere dopo la foto)
Qualche apertura è invece arrivata. In Alto Adige, il governatore Arno Kompatscher ha dato l’ok a un centro di 50 posti per esigenze locali, senza trasferimenti da altre Regioni. Si lavora per individuare l’area adatta. In Liguria, Giovanni Toti ha dato la sua disponibilità: la struttura dovrebbe nascere non lontano da Ventimiglia, come chiesto dal sindaco. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra le ipotesi ci sono Pescia (Pistoia), Coltano (Pisa) e Prato in Toscana. Oppure si valutano aree in provincia di Modena e Bologna in Emilia-Romagna, dove sono stati già chiusi due ex Cie. E ancora, nei dintorni di Crotone, Pescara, L’Aquila, Campobasso, Falconara Marittima, accanto all’aeroporto di Ancona, e Caserta, dove l’ex Cie di Santa Maria Capua Vetere venne sequestrato dalla magistratura. In Veneto si considerano aree tra Venezia, Treviso e Verona.
Due le principali obiezioni mosse fin qui: innazitutto la carenza di personale, visto che per gestire un centro che ospita 150-200 persone servono almeno 20 agenti. E poi la mancanza di accordi per i rimpatri: in media, al momento, ne vengono effettuati il 50% rispetto a quelli previsti. Senza nuovi via libera, difficile immaginare che le cose possano migliorare in tempi ragionevoli.