Una dittatura sanitaria che ha perso i suoi strumenti di coercizione, visto che con la fine della pandemia nessuno vuole più comprensibilmente sentir parlare di chiusure, obblighi e sacrifici vari. Ma che continua, nonostante tutto, a operare contro chiunque osi mettere in discussione i dogmi dei virologi-santoni. Guai a parlare di errori commessi durante i primi mesi del Covid. Così come resta vietatissimo affrontare il tema dei vaccini, della loro efficacia e degli effetti avversi successivi alla somministrazione. Sulle pagine della Verità, la giornalista Silvana De Mari ha raccontato per esempio di essersi ritrovata con il canale YouTube improvvisamente chiuso, censurato. Il motivo? Una serie di considerazione evidentemente non gradite ai controllori dell’etere. Come i dubbi sui tempi di realizzazione dei farmaci anti-Covid: troppo brevi rispetto agli standard, solitamente molto più lunghi e complessi. (Continua a leggere dopo la foto)
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De Mari aveva anche puntato il dito contro l’efficacia dei farmaci. Sostenendo quello che, oggi, è un dato di fatto: il vaccino non impediva e non impedisce tuttora di contrarre il Covid, né di infettare gli altri. E nei casi più gravi, quando il virus colpisce persone fragili, non è sinonimo, purtroppo, di sopravvivenza assicurata. Infine il tema ancora oggi considerato più spinoso, quello degli effetti avversi. (Continua a leggere dopo la foto)

I dati sulla farmacovigilanza delle varie autorità esistenti hanno confermato un numero rilevante di eventi avversi e decessi. Le segnalazioni sono state, ad oggi, oltre 11 milioni, con 70.000 morti potenzialmente collegate alla somministrazione. Eppure, nel nostro Paese, le maglie della censura non si sono mai allentate, nemmeno di fronte all’evidenza. Vedere per credere i tentativi di Matteo Bassetti di boicottare il docu-film Invisibili, che ha raccolto le testimonianze di chi, dopo la vaccinazione, si è visto la vita stravolta. (Continua a leggere dopo la foto)

Un ultimo passaggio, De Mari l’ha riservato ai tamponi. Quelli salivari, indolori, permettono in caso di infezione da virus di avere un quadro dello stato di salute del paziente, della risposta immunologica e della contagiosità. Sono stati invece preferiti quelli nasali, decisamente più dolorosi. Con tanto di intervento dell’allora ministro Renato Brunetta che sembrava quasi compiaciuto della facoltà di fare il più male possibile: “Ogni dittatura ha bisogno dei suoi servi sadici”, ha concluso la giornalista.