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“La pedofilia…” Caso Orlandi, parla l’ex agente Gladio. L’ultimo terremoto in Vaticano (VIDEO)

Pubblicato il 18/06/2023 17:25 - Aggiornato il 20/09/2023 12:18

Quarant’anni di silenzio. Ma uno di quei silenzi assordanti e puntualmente squarciati da ipotesi, “polpette avvelenate”, mille piste, tra le quali talune erano dei veri e propri depistaggi, e una verità che ancora tarda a essere accertata. Stiamo parlando di una pagina tra le più buie della nostra storia recente: il giovedì 22 giugno saranno quarant’anni esatti dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana. Come si ricorderà, ce ne siamo occupati più volte, dagli audio choc alle altrettanto scioccanti parole del promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi, sulla commissione d’inchiesta, sino al racconto delle tristi storie degli amici di Emanuela. Ecco, dunque, che non passa certo inosservata l’ultima dichiarazione di Laura Sgrò, avvocato della famiglia Orlandi e in prima linea da anni nella ricerca della verità, rilasciata durante l’intervista di Giovanni Floris nell’ultima puntata di Dimartedì: c’è una pista del passato che “non ha ricevuto la giusta attenzione”. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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La pista su cui indagare, parla l’avvocato Sgrò

“Mi riferisco in modo chiaro a quella della pedofilia”, ha detto l’avvocato Sgrò. Una pista che è stata “semplicemente chiacchierata fino a ora, ma di fatto mai indagata”. Purtroppo, si tratta di un sospetto assai diffuso. Da anni si sussurra come l’atroce e infame delitto dello sfruttamento minorile, a scopo sessuale, sia una pratica ben diffusa in ambienti particolarmente altolocati, anche se il solo pensiero mette i brividi. E dunque: “Da lì dobbiamo ripartire”. Chi ha seguito il documentario in più episodi Vatican Girl, su una nota piattaforma streaming, non avrà certo dimenticato che nell’ultimo episodio una donna anonima, amica di Emanuela, aveva raccontato le confidenze della “ragazza con la fascetta” in merito alle molestie e alle pesanti quanto sgradite attenzioni ricevute, nei Giardini vaticani, da un altissimo prelato. Sicché l’avvocato Sgrò può convintamente affermare: “C’è quella conversazione che Emanuela ha avuto con una sua amica a pochi giorni dalla sua scomparsa in cui parla chiaramente di molestie sessuali. Da lì dobbiamo ripartire, da quel contesto, dalle sue amicizie. Chi erano queste persone e perché Emanuela lo dice a un’amica e non ne parla con la famiglia? Io andrei a vedere questo spazio che non è stato ancora indagato”. Sarà stato un caso, ma da quando il documentario Vatican Girl ha sconvolto il mondo, i fari si sono riaccesi su questa storia di quarant’anni e oggi sono in essere due inchieste, una italiana e una, finalmente, del Vaticano, oltre alla Commissione di inchiesta parlamentare che sta per vedere la luce: il prossimo martedì 20 giugno in commissione Affari costituzionali del Senato si terrà il voto sugli emendamenti al progetto di legge che istituisce la commissione bicamerale d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, due casi intrecciati dal medesimo – e quasi contemporaneo – destino. (Continua a leggere dopo la foto)
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La soffiata dell’ex agente Gladio

A fornire nuovi spunti, parlando ai microfoni della Adnkronos, è Antonino Arconte, il quale viene presentato come un ex agente della struttura segreta Gladio. Sollecitato sull’impegno instancabile di Pietro Orlandi, dapprima gli consiglia di stare attento a “non lasciarsi trascinare nelle paludi”, poi, con le sue dichiarazioni, rende chiaro di quali “paludi” si stia parlando. Nel marzo del 1998, Antonino Arconte incontrò il capo delle Guardie Svizzere, Alois Estermann, poco tempo prima che questi morisse in circostanze misteriosissime: Secondo le dichiarazioni del Vaticano, Estermann e sua moglie Gladys Meza Romero, furono uccisi da una giovane Guardia Svizzera, Cédric Tornay, che successivamente si suicidò. “Avevo appuntamento con Estermann ad Ajaccio il 6 maggio 1998. Lui è morto due giorni prima, il 4″, afferma Antonino Arconte, alludendo a una fuga di documenti riservati. Lo stesso Pietro Orlandi ha sempre pensato che le due vicende siano collegate tra loro. E Arconte? Ecco le sue parole al riguardo: “Se avessi qualcosa di concreto su Emanuela lo direi. Tuttavia credo che in Vaticano sia tutto collegato”. Pertanto “Pietro Orlandi fa benissimo ad andare avanti. Qualcosa nella nebbia, scavando, si riesce sempre ad intravedere. Lui non vuole mollare ma deve fare attenzione a non lasciarsi trascinare nelle paludi”. E il famoso audio con le insinuazioni su papa Wojtyła, domandano i colleghi dell’agenzia Adnkronos? “Anche quella potrebbe essere una polpetta avvelenata”, conclude l’ex agente della Gladio.

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