Le parole hanno il loro peso e la sparizione dell’aggettivo “congrua” accanto a “offerta di lavoro” ha scatenato il putiferio. Come da promessa della campagna elettorale, l’esecutivo a guida Meloni ridisegna in maniera drastica la misura-feticcio del Movimento cinque stelle. Mentre cresce la fonda interna alla Lega, il dibattito politico si concentra ancora sul Reddito di Cittadinanza. Che cambia volto: espunta la “offerta congrua”, i beneficiari dovranno accettare qualunque lavoro, pena la decadenza dal beneficio. Dopo che il Consiglio dei ministri aveva già ridotto a otto i mesi di erogazione della misura per tutti coloro che sono ritenuti occupabili, gli emendamenti alla Legge di Bilancio del 2023 stanno stringendo ulteriormente il cerchio, riducendo di un altro mese, quindi per altri sette mesi ancora, la sua erogazione. Ora, possiamo dar conto degli ulteriori interventi. Per percepire il sussidio, i giovani sotto i trent’anni dovranno aver assolto l’obbligo scolastico o essere iscritti a un percorso di studi per completarlo.
Torniamo all’aggettivo “congrua”, termine cassato dall’emendamento alla manovra finanziaria presentato, in commissione bilancio, da Maurizio Lupi, leader di Noi moderati. Non era, effettivamente, semplice intuire il senso concreto di offerta congrua, giacché per la platea del Rdc le offerte di lavoro non hanno mai rispettato i criteri imposti dalla normativa, riconosce Il Fatto Quotidiano, giornale da sempre molto vicino al Movimento cinque stelle, date le numerose variabili e i differenti parametri: la coerenza tra offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate; la distanza del luogo di lavoro dal domicilio entro 80 chilometri e i tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico, stimati in cento minuti al massimo. (Continua a leggere dopo la foto)
In soldoni (termine scelto non a caso), quel “congrua” permetteva di rifiutare la prima offerta non compatibile con i criteri definiti nella legge; possibilità che, poi, decadeva dalla seconda offerta. Subito è partito il dibattito e, naturalmente, il primo a esprimere contrarietà è stato Giuseppe Conte, che ha parlato di “pura follia”. Prontamente gli ha replicato, a margine della assemblea di Coldiretti, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, secondo il quale Giuseppe Conte “di follie se ne intende, perché ne è stato protagonista per tutti questi anni nei quali l’Italia è stata messa in ginocchio, senza una strategia, con una dispersione di risorse”. Soldi spesi per raccogliere consenso, in pratica. Poi, però, ci si scandalizza se si sente parlare di voto di scambio. “A Conte bisogna ricordare, e l’obiettivo della legge di stabilità è questo – ha aggiunto il ministro –, che bisogna redistribuire ricchezza, ma prima bisogna crearla e sostenere gli imprenditori”.
Le reazioni non si sono limitate alle invettive dei Cinque stelle. Di “Scelta che cancella di fatto il Rdc per gli occupabili del Mezzogiorno” , parla il comunicato di Alleanza Verdi e Sinistra Italiana. (Continua a leggere dopo la foto)
Il presidente del Senato e fondatore di Fratelli d’Italia, Ignazio Larussa, ha promesso che “chi ha bisogno non sarà abbandonato”, rispondendo a una domanda sul reddito di cittadinanza in occasione della cerimonia di auguri di Natale con la stampa parlamentare, aggiungendo, come apprendiamo dal sito de Il Tempo, “Mi auguro che l’equilibrio tra assistenzialismo e sostegno a chi ne ha bisogno sia trovato nel miglior modo possibile in un sano e legittimo confronto in Parlamento tra le diverse opinioni in campo”.
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