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La guerra si avvicina all’Italia. Dove le “strategie di pace” UE faranno scoppiare la prossima

Pubblicato il 10/04/2022 11:59 - Aggiornato il 10/04/2022 12:13

La Serbia è sempre più filo Putin. Aumenta il timore in Kosovo, mai riconosciuto da Belgrado nonostante l’indipendenza del 2008. Per partecipare al voto, i serbi residenti in Kosovo sono stati portati in bus oltre confine. La Serbia è l’unico Paese europeo, insieme alla Bielorussia, a non aver preso parte alle sanzioni contro mosca. I risvolti sono di non secondaria rilevanza: in caso di un nuovo conflitto in Kosovo, Putin potrebbe essere propenso a fornire appoggio militare a Belgrado.
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Le nuove elezioni confermano i “filorussi”

Dalla Polonia al Kosovo, cresce la paura all’est per l’Ucraina. Domenica, in Ungheria ha vinto per la quarta volta il sovranista Viktor Orban, contrario anch’egli alle sanzioni. In Serbia ha vinto il presidente Aleksandar Vučić, filorusso e considerato alleato di Mosca. Ha battuto per 60 a 18 lo sfidante, il miliardario filoccidentale Zdravko Pronos. Il suo partito progressitsta, l’SNS, ha ottenuto quasi la maggioranza dei seggi, 122 su 250.
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La situazione serba

In Bosnia, in Kosovo e in Montenegro aumenta il timore per una presa di posizione da parte di Putin in relazione alle ultime elezioni. Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, si è affrettato ad assicurare alla Bosnia- Herzegovina e alla Georgia l’appoggio incondizionato della Nato. Aleksandar Vučić, 52 anni, è stato votato a Belgrado perché considerato un difensore della patria. La storia della Serbia è costellata di complicazioni e corsi e ricorsi storici. Si considerano, infatti, come vittime dell’Occidente a causa dell’aggressione da parte della Nato per via del Kosovo, indipendente dal 2008, ma mai riconosciuto. La Russia, d’altro lato, ha sempre bloccato il suo ingresso nelle Nazioni Unite. Inoltre, per partecipare al voto, i serbi residenti in Kosovo sono stati portati in bus oltre confine. Una vera e propria provocazione per il governo di Pristina.
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La Serbia è pro-Putin

La Serbia, come dicevamo, è un territorio particolarmente complicato, divisa tra interessi economici che la spingono verso l’Unione Europea e quell’orgoglio nazionale dettato dal desiderio di rivincita, che invece spinge verso Mosca. Vučić in Montenegro, nei giornali e alla Tv, si è dichiarato apertamente a favore di Putin: l’élite economica e politica del paese è in grande maggioranza filorussa. I Balcani rappresentano un’area costituita da un intreccio di fragili equilibri: i confini non corrispondono con le enclaves delle minoranze, serbi in Bosnia, e bosniaci in Serbia.
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L’alleanza slava

C’è da sottolineare che la Serbia ha condannato all’Onu l’attacco all’Ucraina ma rimane, comunque, l’unico paese europeo, oltre la Bielorussia, a non aderire alle sanzioni contro Mosca. Questa decisione è figlia di una serie di rapporti economici molto stretti. Putin, infatti, vende il gas a Belgrado a prezzi scontati, ricevendo in cambio l’acquisto di armi russe e la partecipazione da parte della Serbia alle manovre militari con Russia e Bielorussia, la cui collaborazione viene detta “Alleanza slava”. La preoccupazione della parte bosniaca è in crescita, in caso di un nuovo conflitto con Belgrado, infatti, si dà per scontato che Putin darebbe il suo appoggio militare a Vučić.
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Le tensioni crescono al confine

Le tensioni arrivano sempre più vicini ai confini italiani e le ultime elezioni sono state una vera e propria cartina tornasole per quanto riguarda la collocazione ideologica e geopolitica di aree chiave del nostro continente. È assolutamente necessario prendere atto di queste riconferme per capire quali siano le reali volontà del popolo sovrano, cosa che in Italia, purtroppo, spesso non viene considerata.

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