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Così i trasporti marittimi europei distruggono il clima (mentre Bruxelles resta a guardare)

Pubblicato il 21/10/2019 15:53

140 milioni di tonnellate di CO2 nell’aria: questo l’inquinamento annuale imputabile ai trasporti marittimi europei, un danno al clima che è pari a quello dell’economia dei 20 Paesi minori. E che, dati alla mano, potrebbe andare peggiorando, salendo fino a 33 milioni di tonnellate l’anno. Una situazione che è nota a tutti ma che, evidentemente, non è stata sufficiente a scuotere l’Unione Europea.

Bruxelles continua infatti a mantenere in vigore la sua Energy Taxation Directive, che vieta espressamente ai Paesi membri di tassare i carburanti impiegati nel trasporto marittimo. Secondo l’ultimo studio dell’agenzia UE Transport&Environment garantisce al settore un “sussidio di fatto” di 24 miliardi di euro l’anno. Ovvero, come fa notare il Fatto Quotidiano, più o meno il volume di denaro che il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale fa arrivare a sostegno delle colture locali, ogni anno.

La Commissione Europea ha in cantiere una riforma per cambiare le carte in tavola e mettere fine a una situazione “in netto contrasto con gli obiettivi ambientali dell’Unione”. Almeno a parole. Perché nei fatti, cambiare l’Energy Taxation Directive è molto complicato: serve l’unanimità dei Paesi membri ed è difficile immaginare che gli Stati più “generosi” verso il settore (Olanda, Belgio, Spagna, l’uscente Regno Unito e l’Italia) finiscano per appoggiare un’iniziativa di questo tipo.

Ursula Von der Leyen, la nuova Presidente della Commissione Europea, aveva chiarito la sua posizione a riguardo già nel documento programmatico, impegnandosi a un obiettivo meno impegnativo: estendere al settore marittimo l’Emission Trading System (ETS), il mercato delle emissioni, attivo per tutti gli altri settori da ben quattordici anni. Secondo lo studio di Trasport&Environment, questo passaggio genererebbe fino a 7,2 miliardi l’anno di introiti.

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