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Quegli strani avvertimenti di Benetton al governo: un ricatto mascherato da “semplice dialettica”

Pubblicato il 07/10/2019 10:30 - Aggiornato il 18/11/2019 17:39

Un rapporto decisamente particolare, quello che ha Benetton con il governo giallorosso. Fatto di dichiarazioni che, a orecchie sprovvedute, potrebbero suonare come veri e propri ricatti, senza giri di parole. Ma guai a pensar male, per carità. D’altronde lo stesso ministro alle Infrastrutture De Micheli ha parlato di “normale dialettica” e c’è da crederci, non sia mai. Bene, comunque, ricapitolare per fare un po’ di chiarezza.

Alitalia sta vivendo un momento di fibrillazione, interessata a un processo di vendita che interessa vari soggetti tra i quali Ferrovie dello Stato e l’onnipresente famiglia Benetton. L’azienda è commissariata e alla fine dell’anno potrebbe trovarsi in tasca solo i 150 milioni di euro che deve restituire al Tesoro per il prestito-ponte del quale ha beneficiato. Chiaro che, a queste condizioni, un altro intervento dall’alto appare inevitabile.

Si parla già di 500 milioni da parte dello Stato: 150 da versare ai nuovi acquirenti come garanzia, altri 150 per la cassa integrazione triennale (si parla di 3000 dipendenti) e 200 che arrivano dalla stima fatta per il piano industriale di rilancio. Stima che, piccola bizzarria, è stata fatta dall’advisor di Ferrovie dello Stato, Mediobanca, che vanta tra gli azionisti i Benetton. Perché Mediobanca dovrebbe affidarsi (pur indirettamente) a un diretto concorrente per le sue stime è un misterioso glorioso che difficilmente sarà mai risolto.

Resta il fatto che i Benetton, tra i soggetti interessati ad Alitalia come detto, hanno lanciato un messaggio chiaro al governo: “Se non fate chiarezza sulle concessioni autostradali, ci tiriamo fuori da quest’altra partita”. Frasi piuttosto esplicite, che arrivano proprio mentre l’Ansa mostra i bilanci 2013-2017 di Autostrade: 4 miliardi di utili, soltanto la metà destinati alla manutenzione. Dei 13 milioni finiti in tasca al “grande manager” Castellucci meglio non dire, per evitare pericolosi travasi di bile. Del rapporto tra Benetton e lo Stato italiano nemmeno. In fondo, si tratta di “semplice dialettica”.

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