Non sono mesi felici per l’industria italiana. Con notizie negative che arrivano da tante voci, a partire dai ricavi e arrivando fino agli ordini, passando per un trend che non fa sorridere sul fronte del mercato interno e su quello esterno, in calo soprattutto dal punto di vista delle commesse. Il dato di giugno sul fatturato chiude così al ribasso un primo semestre decisamente deludente, che mantiene da gennaio appena quattro decimali di crescita per i ricavi manifatturieri.
La stima arriva dall’Istat, che nel corso del mese di giugno ha fotografato una riduzione congiunturale dello 0,5% che porta così a -0,1% il bilancio del secondo trimestre, confermando peraltro le indicazioni preliminari del Pil che indicavano un contributo negativo in arrivo dall’industria. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di giugno 2018), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dello 0,8%, riflettendo cali su entrambi i mercati (-1,0% il mercato interno e -0,1% quello estero).
Pochi i settori in crescita, tra cui tessile-abbigliamento, alimentari e mezzi di trasporto. Questi ultimi tuttavia, come sottolinea il Sole 24 Ore, non trainati dall’auto, che ancora una volta segna il passo. Per le vetture infatti i ricavi si riducono del 6,3% (di cui -7,8% sul mercato interno e -3,3% su quello estero) e ancora peggio va agli ordini, in calo del 15,9% (-18% sul mercato interno e -12,4% sull’estero). Male anche l’andamento del semestre, con un fatturato in calo dell’11% (-12,6% sul mercato interno e -8,1% sull’estero) e ordinativi in flessione del 14% (-14,7% nazionale e -12,9% estero).
Dati negativi anche per farmaceutica e chimica ma in rosso, seppure limitato, è anche l’area allargata della meccanica, dall’impiantistica ai prodotti in metallo. Se i ricavi non sono brillanti ancora peggio va agli ordini, negativi per più comparti, come segnala la media generale, evidenziando un calo del 4,8%, dato tuttavia penalizzato (qui l’Istat registra solo i dati grezzi) dalla presenza di una giornata lavorativa in meno. Frenata legata in parte al mercato interno (-1,8%) ma soprattutto alle commesse internazionali, in calo del 9,1%.
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