Qualche giorno fa avevamo raccontato di come – nel silenzio di tutti – attraverso un comma di un articolo contenuto nel Decreto Rilancio il ministro Gualtieri veniva investito di nuovi e rischiosi poteri. Oggi la questione si allarga, e arriva a Palazzo Chigi, dove qualche giorno fa è stato portato il testo di un Dpcm da far visionare a Conte che sembra scritto direttamente dal Mef e che potrebbe portare il ministero guidato da Gualtieri ad avere pieni poteri sulle partecipate. Come ricostruisce Claudio Antonelli su La Verità “l’obiettivo dichiarato è quello di modificare il decreto del giugno 2019 con cui si definiscono organigramma, funzioni e responsabilità del ministero dell’Economia e delle finanze, soprattutto del dipartimento del Tesoro, guidato dall’agosto del 2018 da Alessandro Rivera. Verranno inserite due figure apicali nuove, di cui una alle dirette dipendenze del direttore generale con lo scopo di fungere da luogotenente e controllare anche in modo trasversale gli altri dipartimenti”.
Al centro di tutto c’è proprio il potenziamento del ruolo di Rivera, “che in questo modo si conferma plenipotenziario di scelte economiche e finanziarie che impatteranno sulle scelte dei governi a venire. Ciò che più balza all’occhio è il cambio di passo sulle partecipate pubbliche. Bastano pochi cambi al decreto del 2019 per alzare il livello di invasività nelle decisioni delle partecipate. Per essere chiari, il dipartimento si occuperà di ‘valorizzazione delle partecipazioni societarie dello Stato, anche tramite operazioni di privatizzazione e dismissione, e relativa attività istruttoria e preparatoria’. Al di là dei dettagli tecnici, appare chiaro che con l’intervento sul tavolo di Palazzo Chigi i poteri del Mef e del suo direttore generale crescono e non di poco”.
In tutto questo, a luglio è attesa una nuova infornata di nomine. E come si è visto negli ultimi tempi, anche i 5 Stelle ormai sono molto attenti a questa partita. Il Movimento si è fatto partito e ora siede nel Palazzo, e cerca di occupare più posti possibili, esattamente come fanno da sempre i partiti che criticavano. Quali nomine entrano in gioco? Si va dal Gse fino alla controllate della Rai fino alle partecipate di Cdp che ancora mancano all’appello e a tutte le partecipate dei colossi. Ben più di 200 nomi. Analizza Antonelli: “È chiaro che Rivera e il ministro Roberto Gualtieri avranno più voce in capitolo anche per valutare le singole scelte di consiglieri e per dire la parola finale su strategie”.
Insomma, con Rivera sempre più potente, e con Gualtieri nell’ombra, il Tesoro è intenzionato a rad-doppiare tutte le poste e – come conclude Antonelli – “a far capire al governo che su certe strade non sarà proprio necessario l’ok della politica”.
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