Si batte le mani da solo, in queste ore, il commissario dei commissari, quel Domenico Arcuri che continua ad accumulare incarichi passando senza battere ciglio dall’ex Ilva ad Alitalia fino alla gestione del piano per la diffusione del vaccino anti-Covid in Italia. Punta l’indice contro “chi ci accusava di fare marketing”, gonfia il petto di fronte alle immagini delle prime persone che hanno ricevuto la somministrazione lungo lo Stivale. Spera, in cuor suo, che la corsa alla diffusione delle cure cancelli di colpo i tanti flop alle sue spalle, ormai numerosissimi. Ma, fedele al proverbio del lupo e del vizio che non si perde mai, continua a regalare perle di notevole spessore a ogni occasione, tanto per rimarcare la bontà delle scelte di un governo che punta su di lui ogni fiches a disposizione.

Intervistato dal Corriere della Sera, Arcuri ha dato prova ancora una volta di tutte le proprie abilità affrontando lo spinoso tema della disparità nella distribuzione del vaccino tra i Paesi Ue. “Come mai la Germania ha ricevuto 150 mila dosi e l’Italia soltanto 9.750?” ha chiesto il giornalista al super-commissario a un certo punto. Sentendosi rispondere, dall’altra parte: “Il numero di dosi simboliche per partire tutti assieme il 27 dicembre è proporzionale alla popolazione, la Germania ha avuto le nostre stesse dosi o poco più”. I conti dell’uomo della provvidenza giallorossa, però, non avrebbero potuto essere meno precisi di così.

Se le proporzioni decantate da Arcuri fossero vere, infatti, la popolazione tedesca ammonterebbe a circa 900 milioni di abitanti. Nella realtà, invece, il totale si ferma a soli 83 mila e quindi, stando allo schema di arcuri, le dosi destinate alla Germania avrebbero dovuto essere 12 mila, contro le 150 mila che sono invece state realmente consegnate. Il commissario, insomma, ancora una volta ha dato una pessima dimostrazione delle proprie capacità in materia di semplice matematica. Sul fronte economico, un assaggio lo avevamo invece avuto durante la prima ondata, quando l’annuncio di un prezzo fisso (50 centesimi) per le mascherine aveva creato notevoli problemi a produttori e distributori.

Saltando al mondo della medicina, anche qui Arcuri ha dato prova di sé in più occasioni. Libero riporta una dichiarazione di questi giorni in cui il manager spiega: “Il virus in sé non è preoccupante, lo diventa quando attacca il corpo di un’altra persona”. Illuminante. Sulla gestione del ritorno a scuola degli italiani e sui famigerati banchi a rotelle meglio tacere per non scadere nel volgare. Tace invece, il commissario, quando gli vengono fatte domande sulle siringhe acquistate a prezzo doppio rispetto a quello indicato dall’azienda Pfizer: “Ho informazioni sufficienti a giustificare l’acquisto ma non voglio divulgarle” ha risposto a Carlo Marsili su La7. In fondo, non si tratta mica di soldi pubblici…
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