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La tassa sui conti correnti è già una patrimoniale sui risparmi degli italiani. Va abolita

Pubblicato il 30/09/2020 16:56

Tra le tante, tantissime, che fanno lievitare la nostra pressione fiscale quasi al 50%, c’è una tassa in particolare che risulta davvero odiosa: la chiamano imposta di bollo. È una sorta di patrimoniale sui risparmi degli italiani. Colpisce ogni singolo rapporto bancario e postale. E frutta ogni anno all’Erario milioni di euro. Per le persone fisiche la tassa vale 34,20 euro all’anno, mentre per le aziende l’importo è di 100 euro. L’ultima volta che si è messo mano all’imposta di bollo risale al 2011. Parliamo dal famoso decreto Salva Italia emanato durante il governo Monti. L’Italia è al centro di una tempesta finanziaria, lo spread non fa dormire sonni tranquilli agli italiani. E così, i nostri governanti, hanno pensato bene di introdurre una nuova imposta. L’ennesima.

Come spiega Michele Di Lollo su Il Giornale, “questa tassa, tanto odiata, viene applicata al momento dell’emissione dell’estratto conto o del rendiconto. Il versamento non viene effettuato dal contribuente, bensì dalla banca, che trattiene direttamente la somma dal conto del cliente per poi versarla allo Stato. È quindi una tassa fissa e non dipende da quanti soldi si tengono depositati o si movimentano. Si paga per il solo fatto di possedere un conto corrente e di tenerci depositato del denaro, tanto per spese e incassi correnti, quanto per frequenti e cospicue movimentazioni di denaro”.

Ma chi è che non paga questa tassa? Ad esempio un correntista che tenga sempre la giacenza media sul conto corrente al di sotto dei 5mila euro. Spiega ancora Di Lollo: “Non si applica nemmeno ai rapporti intercorsi tra gli enti gestori e quegli organismi senza scopo di lucro a carattere associativo costituiti da piccole e medie imprese. Un’ulteriore deroga è data dalle capacità reddituali del soggetto. In base alla normativa vigente, coloro che hanno un Isee inferiore a 7.500 euro all’anno sono esentati dall’applicazione dell’imposta”.

Conclude Di Lollo: “Poi ci sono i titolari di conti corrente di base. Questi sono stati introdotti sempre dal governo Monti per ridurre l’uso del contante, qualora si rivolgessero a fasce socialmente svantaggiate di clientela. Questi devono essere offerti dall’intermediario senza spese. Infine, i titolari di un conto corrente presso un istituto di pagamento o ente bancario che emette moneta elettronica”.

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