Il bobcat che si rovescia di colpo, piegandosi di lato. Sopra, un ragazzo di 25 anni che non riesce a sfuggire al peso del mezzo, finendo schiacciato. La vittima, di origini moldave, lavorava come operaio a Malcesine, in provincia di Verona: inutili i tentativi di soccorrerlo da parte dei sanitari del 118, subito accorsi sul posto per tentare di salvare quella giovane vita con l’aiuto dei vigili del fuoco, che hanno fatto il possibile per estrarre il corpo velocemente da sotto il mezzo. Una tragedia, l’ennesima, di un’Italia in cui morire sul lavoro è ancora maledettamente facile.
Pensare che sempre in Veneto, poche ore prima, era andato in scena un altro dramma: Maurizio Tonon, un uomo di 66 anni residente a San Biagio, è stato schiacciato da un trattore che procedeva in retromarcia nell’azienda agricola di Olmi, provincia di Treviso, dove lavorava. Inutile l’arrivo dell’elisoccorso, atterrato sul posto per tentare un disperato salvataggio. Storie diverse, legate dal filo nero di un Paese che già nei mesi scorsi aveva visto i sindacati parlare di “inaccettabile strage”.
Il 2019 non è stato un anno particolarmente fortunato da questo punto di vista, confermando ancora una volta l’esistenza di un’emergenza che continua a essere sottovalutata. Nei mesi che vanno da gennaio a luglio, infatti, quest’anno hanno perso la vita sul posto di lavoro 599 persone. Numeri choc, ai quali vanno aggiunti quelli, altrettanto allarmanti, degli incidenti gravi che per fortuna non hanno causato vittime. Secondo l’Inail, i morti sono in aumento rispetto al 2018, con una crescita del 2%.
Stando alle ricerche dell’istituto, sono in aumento soprattutto le vittime in età compresa nella fascia tra i 45 e i 54 anni e in quella 20-34 anni. Dal punto di vista territoriale, sono il centro e il sud a far registrare le crescite più allarmanti, anche se la Regione più colpita in assoluto continua a essere la Lombardia. Una strage, silenziosa quanto inesorabile, di fronte alla quale si continua a voltare le spalle.
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