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Emissioni in dollari, ovvero come il Ministero del Tesoro aumenta i rischi e spreca denaro

Pubblicato il 04/11/2019 14:44 - Aggiornato il 18/11/2019 15:10

di Emanuele Oggioni

Se le banche d’investimento non erano riuscite prima, col precedente governo “del cambiamento”, ovviamente hanno avuto via libera da quegli ultra liberisti del Pd (su cui non avevamo dubbi) e dagli irriconoscibili Cinque Stelle, addomesticati ai mercati e al volere degli speculatori. Il Tesoro ha emesso ben 2.5 miliardi di dollari di obbligazione (nel “formato SEC-Registered Global”, qui il comunicato: http://www.mef.gov.it/ufficio-stampa/comunicati/2019/comunicato_0181.html) a 5 anni con una ricca cedola del 2.375% da destinate agli investitori americani.

Ovviamente per fare un ulteriore regalino agli investitori internazionali, il prezzo di emissione è stato a sconto sul valore nominale: il rendimento annuo per i sottoscrittori sarà quindi del 2.435%. Barclay’s Bank, HSBC e l’immancabile JP Morgan, hanno vinto ancora una volta a scapito della res pubblica, degli interessi degli Italiani, con la complicità e l’ignoranza degli attuali politici che compongono il governo Conte 2.  Avevamo avvertito, in tempi non sospetti, ad inizio agosto (https://www.ilparagone.it/banche-mercati/tesoro/) della scelleratezza di emissioni di tal genere. 

Ricapitoliamo, a beneficio dei lettori e ancor più dei parlamentari del Movimento, che sembrano aver perso completamente la bussola, quali sono gli enormi danni di una tale politica:
1) si sprecano milioni di euro di interessi aggiuntivi, inutilmente, considerando che ad oggi un BTP in euro a 5 anni rende il 0.37%. Ipotizzando un tasso di emissioni anche più alto, diciamo dello 0.5%, per lo stesso importo denominato in euro, l’onere aggiuntivo per lo Stato (ossia nostro) è di circa 47 milioni di euro annui. Lo spreco su 5 anni per questa sola emissione è quindi di ben oltre 230 milioni di euro in totale, ben più dei soldi buttati nel gabinetto del tanto (giustamente) contestato “aereo di stato” di Renzi.  

2) aumentano i costi anche a parità di tasso di interesse, in quanto il Tesoro dovrà farsi carico anche del costo delle coperture per proteggersi dal rischio di cambio del cambio Euro-Dollaro. Indebitarsi in valuta estera è una speculazione. Le coperture dal rischio di cambio costano e sono un ulteriore onere per lo Stato, ossia per noi, ed un regalo inutile alle banche. Infatti aprirebbero la strada a nuove operazioni in derivati (cross currency swap).

3) aumentare l’esposizione in valute estere, che la propria banca centrale non può emettere, è solo una sventura, a causa di perdita di controllo del proprio debito. In vero, l’Italia già emette tutto il proprio debito in Euro, quindi in una valuta di cui non può controllare la quantità emessa. Il rischio è pertanto già elevato nella situazione attuale. Per definizione uno Stato che mette la propria valuta e che si indebita solo con quella non può mai fallire, poiché ha il pieno esercizio della propria sovranità monetaria. Per questo il Giappone, con il suo 240% del debito/PIL ha tassi a zero da decenni senza creare inflazione né turbolenze finanziarie. Altri Stati che sono andati in crisi pur emettendo la propria moneta, come Turchia più di recente (che peraltro aveva un rapporto debito/PIL di circa il 30% pre-crisi, quindi bassissimo) e poi Argentina o Islanda, hanno sbagliato politica economica: tra le varie cause quella ricorrente è l’eccessivo indebitamento in valuta estera a causa degli alti deficit commerciali (si importa molto di più di quello che si esporta, indebitandosi, appunto, in valuta estera).


4) Ricordiamoci che il debito di uno Stato corrisponde al risparmio privato per i suoi cittadini. Gli interessi pagati rimangono nella nazione, in altre parole, e possono in seguito essere reinvestiti e/o spesi all’interno dell’economia del Paese stesso. Al contrario, l’emissione in dollari dedicata alle banche americane e inglesi è pensata proprio per pagare interessi ad investitori fuori dall’Italia. Ricordiamo che negli ultimi 20 anni (quindi in piena era dell’euro) lo Stato ha pagato una cifra di interessi ben superiore all’attuale debito pubblico italiano (fonte: dati del MEF), ad ennesima dimostrazione di come l’attuale sistema monetario gestito da banche private e senza il controllo della propria banca centrale nazionale sia una catastrofe per quel che rimane degli Stati sovrani… Quindi stiamo pagando interessi sugli interessi!

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