Dopo gli appelli del Capo di Stato Maggiore dell’esercito inglese e le fibrillazioni americane, ora anche il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto ha deciso di affrontare l’argomento. I venti di guerra che attraversano il mondo non possono lasciare indifferenti. Anche se il rischio che dobbiamo difendere il nostro territorio “é poco probabile”. Però, neanche del tutto impossibile, sia pure a livello teorico. Perché la situazione è in rapida evoluzione. “Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere i confini”, ha spiegato Crosetto. “Pensavamo che la pace fosse una conquista irreversibile. Ma ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole”. (continua dopo la foto)
Prima l’Ucraina, poi Israele e la Palestina, ora il Mar Rosso. Per il ministro gli attacchi alle navi in corso nel Golfo da parte degli Houthi (letteralmente “Partigiani di Dio”) yemeniti è l’inizio di una nuova “guerra ibrida”. Che forse è in corso da più tempo. La decisione dei guerriglieri di non colpire le navi cinesi e russe “altera le regole del commercio mondiale”. E forza una latente divisione fra l’Occidente legato alla Nato e agli Usa, e un Oriente che non è unito, ma potrebbe diventarlo, se gli storici avversari Pechino e Mosca decidessero di allearsi. Sullo sfondo, la grande incognita islamica. Che nessuno vuole, ma che potrebbe diventare funzionale a muovere lo scacchiere. Secondo Crosetto, tutto questo rende ancora più urgente una missione europea di appoggio alle nostre navi commerciali, proposta negli scorsi giorni e appoggiata dall’Italia. (continua dopo la foto)
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“Lo scenario globale è cambiato”, sottolinea il ministro. “Gli attori che lo stanno destabilizzando sono Russia, Cina e Corea del Nord. E insieme hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della Nato”. Ecco, detta così, rende più comprensibili i timori che serpeggiano fra i militari in Occidente. “Per l’Italia l’invio di navi a protezione delle rotte nel Mar Rosso è una priorità assoluta”, spiega Crosetto. “Abbiamo trovato un accordo con Francia e Germania. Poi però per dettagli si perdono settimane. E non ce lo possiamo permettere”. La Spagna è contraria. “Perché il governo spagnolo ha fatto prevalere l’interesse dei suoi accordi su quelli della sicurezza internazionale”. Di sicuro, si confermano lentezza, fragilità e mancanza di coesione dell’Unione Europea. (continua dopo la foto)
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Per il ministro, l’aspetto più preoccupante è la decisione di far scoppiare una guerra commerciale. “Chi lo fa vuole alterare le regole globali. Favorire i traffici russi e cinesi è una guerra che si innesca su un’altra guerra. L’inizio di una sorta di guerra ibrida”. E noi come interverremo? “L’Italia non potrà colpire le postazioni Houthu a meno che ci sia una risoluzione internazionale che ci chiede di farlo. Però potremo rispondere agli attacchi. O anticiparli”. Il ministro ribadisce che i “partigiani di Dio” yemeniti sono organizzati e difficili da sconfiggere. Le azioni messe in atto da Stati Uniti e Gran Bretagna ottengono qualche risultato, ma il quadro è complesso. “La mia”, sottolinea Crosetto, “non è una svolta militarista. Ma come ministro devo prendere in considerazione gli scenari peggiori. Propongo di creare una riserva di uomini non per fare una guerra, ma per difenderci se attaccati”. (continua dopo la foto)
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Infine, sull’Ucraina, il ministro dice che “potremmo anche girarci dall’altra parte, ma poi ci troveremmo i carri armati di Putin sotto casa”. Questo sulla Russia, che sinceramente sembra l’allarme meno credibile di un’esposizione molto lucida da parte di Crosetto, è un leit motiv che fra le forze Nato ultimamente è ripetuto spesso. E spinge a chiedersi se ci sia qualcosa di segreto e di non detto, che l’opinione pubblica non sa. Oppure se sia un tentativo di giustificare i tanti soldi e le risorse impiegate in una guerra che non è finita. E che vede la Russia in vantaggio nonostante le sanzioni anti-russe e le armi inviate a Kiev. Di fronte ai nuovi scenari, le scelte compiute in questi anni riguardo a Mosca potrebbero rivelarsi tragicamente miopi. A meno che Trump, che con Putin aveva buone relazioni, vinca le prossime elezioni presidenziali americane e riesca a riaprire il dialogo.
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