La clamorosa ammissione non stupisce più di tanto, ma di certo indigna. Nel mese di novembre ci eravamo occupati dell’esclusiva de Il Giornale d’Italia, che aveva reperito e analizzato la copia del contratto di acquisto tra l’Unione europea e la Pfizer per i vaccini contro il Covid-19 . Una lettura di fatto inutile: gli omissis erano decine e decine, tali da rendere pressoché inutile ogni analisi. Se ancora nulla conosciamo – e probabilmente non conosceremo mai – circa il contenuto dei Sms segreti tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, nella copia del contratto sono soprattutto due gli articoli che non è possibile leggere nella loro interezza: quello sugli effetti avversi e i danni collaterali del vaccino e quello sulla responsabilità degli Stati in caso di richiesta di indennizzi. Ecco, dunque, che la stessa testata ha intervistato Stefan De Keersmaecker, portavoce della Commissione europea per la Salute, il quale non ha spiegato granché, anzi ha dato risposte che, come dicevamo in apertura, indignano. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli omissis nel contratto
Erano ben 25 gli articoli del contratto totalmente o in parte censurati, oltre a numerose altre sezioni, equivalenti ad oltre la metà delle 104 pagine che compongono il documento, ricostruisce dapprima Il Giornale d’Italia. E dunque, sulla cancellazione dell’articolo 1.4 dai contratti d’acquisto, Stefan De Keersmaecker ha parlato di “Obblighi di riservatezza imposti da aziende e Stati membri”. Ancora nelle parole del portavoce Ue, “le società e i Paesi Ue non erano d’accordo a rendere pubbliche informazioni commerciali ritenute estremamente sensibili”. Il contratto d’acquisto per 200 milioni di dosi di vaccino Covid, stipulato alla fine del 2020 tra Pfizer e la Commissione Europea, secondo le procedure poco ortodosse degli Sms “segreti”, ha avuto un costo totale di 700 milioni di euro. Sentiamo come hanno agito a Bruxelles, attraverso un passaggio che citiamo alla lettera e che tradisce l’assoluta opacità della intera vicenda: “Vorrei dire che è estremamente importante tenere presente che quando si sono svolte queste trattative, e quando abbiamo concluso il contratto, in quel momento non esisteva alcun vaccino già testato. Quindi stavamo lavorando in una situazione di incertezza”. “Incertezza”, lo ripetiamo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Indennizzi ed effetti avversi, le non-risposte
Ora veniamo alla domanda principale posta dall’intervistatore: perché l’articolo per il 4.1 è stato cancellato per quanto riguarda il rischio di reazioni avverse sia a breve sia a lungo termine? Per ogni azienda che sviluppava vaccini – è la risposta – si trattava di “informazioni commerciali estremamente sensibili”, come ad esempio il prezzo o la responsabilità di indennizzo: “informazioni che le aziende non erano d’accordo a rendere pubbliche”; e, “naturalmente”, prosegue il portavoce, “abbiamo dovuto rispettare gli obblighi di riservatezza”. Sembra una scusa risibile, ma tant’è. L’indignazione sale quando, andando avanti nell’intervista, leggiamo che “i diritti dei cittadini sono pienamente garantiti”, perché De Keersmaecker, bontà sua, concede che, se l’azienda è ritenuta responsabile, “si può chiedere allo Stato membro di intervenire”. Ovviamente, solo in linea teorica. Altro punto coperto da omissis ed era quello attraverso il quale lo Stato richiedente confermava di essere “consapevole” che eventuali “effetti avversi” del vaccino fossero al momento “sconosciuti” e che gli studi sarebbero proseguiti anche dopo l’acquisto delle dosi, e dunque dopo l’inoculazione. La pratica dello “scaricabarile” ha preso piede a Bruxelles, evidentemente: “Se un cittadino può dimostrare che, a causa di un vaccino, ci sono stati gravi effetti collaterali o altro, quel cittadino può portare un caso in tribunale se ritiene che ci sia un caso forte da sostenere”. Una non-risposta, insomma. E ancora: “Stavamo lavorando in una situazione in cui, quando i contratti sono stati firmati, non c’erano vittime”. Un’altra toppa peggiore del buco, un’altra arrampicata sugli specchi. Secondo questa tesi, sarebbero “informazioni commerciali sensibili” anche gli eventuali effetti avversi e i danni collaterali. (Continua a leggere dopo la foto)
La mancata trasparenza
Un approccio pilatesco, per usare un eufemismo. Ovviamente c’è da eccepire, e lo fa Il Giornale d’Italia: “Se l’articolo 1.4 è vuoto – è la domanda – come fa il cittadino a decidere se vaccinarsi?”. E qui il portavoce Stefan De Keersmaecker cita “il lavoro scientifico dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) sugli effetti dei vaccini”, di cui pertanto dovremmo fidarci a scatola chiusa. Sì, ma gli effetti avversi? Continua a incalzare Il Giornale d’Italia, ma il portavoce decida ancora una volta di fornire una non-risposta: “Quello che abbiamo fatto a livello europeo è stato assicurarci che ci siano abbastanza vaccini disponibili per l’acquisto da parte degli Stati membri, ma l’effettivo lavoro di amministrazione delle vaccinazioni, il lavoro sanitario è tutto a carico degli Stati membri”.
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