Guido Silvestri, direttore del dipartimento di patologia della Emory University di Atlanta, dice la sua sulle nuove versioni dei vaccini anti-Covid, giustificando il fatto che non siano nemmeno state testate sugli esseri umani con queste parole: «Non è un segreto che abbiamo compresso i tempi della ricerca, nel 2020 e adesso, ma non c’è motivo di pensare che un vaccino che è stato sempre innocuo e molto efficace con un certo gene virale inserito nell’Rna, diventi improvvisamente pericoloso perché cambiano alcuni nucleotidi del gene inserito. Sarebbe come dire che una automobile già rodata va a sbattere perché gli cambi lo specchietto retrovisore». Vaccini “innocui e molto efficaci” li definisce. Tanto basterebbe per chiudere l’articolo in questo istante, ma purtroppo per noi c’è anche altro da leggere.
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Non siamo riusciti a fermare i no vax
Silvestri, che da 30 anni lavora sui vaccini – e possiamo immaginare con quanta “dedizione”, viste le sue parole – spiega attraverso le pagine del Corriere della Sera (il quale torna dopo qualche tempo a rivestire i panni del “Corriere del Siero”), perché secondo lui si sono scatenate tante polemiche. «C’è sempre il rumore di fondo degli anti vaccinisti, che purtroppo non siamo riusciti a fermare, e le loro opinioni non scientifiche continuano a seminare tanti dubbi nella testa delle persone; e poi qualcuno teorizza il rischio che trovando gli anticorpi per Omicron magari il virus scappi poi in un’altra direzione che finisce per essere più cattiva». Ma tu pensa, questi milioni di complottisti ipocondriaci che da mesi accusano ogni genere di disturbo dopo la sacra iniezione salvifica… che barbari! Ma d’altro lato da uno che si fa la foto con Burioni cosa ti puoi aspettare?
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Torna la bufala del 90% d’efficacia
Non contento di simili affermazioni, Silvestri si lancia anche in un vero e proprio endorsement vaccinista della prossima campagna d’autunno, la quale, secondo lui, dovrebbe partire da anziani e fragili per poi coinvolgere tutti: «Lo farei a tutti, perché è vero che il rischio ora è molto più basso, ma c’è. E se col vaccino elimino il 90% di quel pochettino di rischio residuo, perché non farlo? Prendiamo un 40enne sano: anche se le chance che sviluppi una malattia grave sono poche, non vedo la ragione di rinunciare a un’ulteriore copertura che garantisca più sicurezza, soprattutto per chi ha fatto la terza dose molti mesi fa». E ancora: «Purtroppo sembriamo aver già dimenticato fino a che punto questi vaccini ci hanno cambiato la vita, quanto il mondo fosse spaventato, il senso di impotenza di quei primi mesi, l’essere davanti all’unica alternativa di restare chiusi, con danni terribili per tutti, dalle scuole alle imprese, o accettare tantissimi morti». Parole, le sue, che non hanno bisogno di commento. Inutile stare a smentire la bufala del 90% di efficacia, ormai lo sanno anche i sassi che non è così.
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Favorevole al Green Pass
In quella penosa quanto ridicola celebrazione della religione vaccinista che è l’articolo partorito dal Corriere, la cui la redazione è notoriamente tra i suoi principali adepti ed il signor Silvestri tra i suoi principali sacerdoti, viene trattato anche il tema del mai defunto Green Pass: «Io rimpiango di non aver chiarito che il green pass, al quale resto favorevole anche oggi come strumento per spingere le persone a vaccinarsi – dice Silvestri – era una misura politica e non sanitaria. Era un modo di dire “vacciniamoci perché la società nel suo insieme ne ha bisogno, sennò gli ospedali vanno in crisi”, invece l’abbiamo un po’ venduto come mezzo per proteggere tutti dai contagi, quando invece sappiamo che le persone vaccinate si sono infettate lo stesso».
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I dati smentiscono Silvestri
Facendo un poco convincente mea culpa, poi, l’intrepido direttore d’Università ha così parlato in merito alla comunicazione tenuta nel corso della pandemia: «Avremmo dovuto essere un pochino più accurati. Ma ribadisco e voglio che sia molto chiaro: i vaccini restano fondamentali, e spingere a farli è stato ed è essenziale. Alla fine non proteggono le persone dall’infezione ma le proteggono dalla malattia grave, e proteggono la comunità nel senso che si riduce il rischio che gli ospedali vadano in sovraccarico e non si possano curare tutti i pazienti». Forse al sig. Silvestri sfugge che i reparti Covid nelle terapie intensive sono pressoché vuoti da più di un anno, come dimostrano i dati AGENAS consultabili nel grafico qui sotto. Inoltre, al direttore universitario probabilmente è sfuggita l’ultima pubblicazione della prestigiosa rivista The Lancet, la quale certifica che la somministrazione precoce dei semplici antinfiammatori FANS avrebbe ridotto i ricoveri del 90%, risparmiando la vita a centinaia di migliaia di persone. Non sussiste dunque un solo valido e logico motivo per indurre una vaccinazione massiva con un siero sperimentale dai comprovati effetti collaterali, checché ne dica il sig. Silvestri…
Prepariamoci alle nuove battaglie
Nella chiusura dell’articolo del Corriere possiamo apprezzare un fulgido esempio di quello che è stato – e probabilmente continuerà ad essere – la forma più becera ed insulsa di quel terrorismo mediatico tanto propagandato dai media e da quella parte di “scienza” più avvezza al negazionismo delle reali e certificate conseguenze della somministrazione del “sacro siero”. «Ma ora che l’allarme è sceso e non c’è più il green pass cosa si rischia se la gente non si convince a fare il booster?», chiede spaventata e tremolante la giornalista. Silvestri risponde perentorio: «Lo scenario da incubo è che la protezione dei vaccini vecchi scemi, i nuovi vaccini si facciano meno e magari arrivi una nuova ondata con un virus più “cattivo”, di nuovo in grado di infettare i polmoni, e ci ritroviamo nella tempesta perfetta. È un rischio basso, ma esiste, e il modo di stare tranquilli è rivaccinare tutti a settembre/ottobre». Se questo è l’andazzo, sarà meglio prepararsi a numerose nuove battaglie.
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