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Un movimento di rinnegati dello spirito originario

Pubblicato il 16/11/2020 18:00

di Gianluigi Paragone.

Pure gli Stati Generali si sono risolti in un colossale vaudeville politico, copione perfetto per una scalcagnata compagnia di ragazzotti infettati dal potere. La scenografia plastificata con gente finta raffigura esattamente cosa sia oggi il Movimento Cinquestelle.

Il movimento dell’onestà e della trasparenza si sta corrodendo sotto gli occhi di un ex elettorato sempre più ridotto numericamente. Proprio i figli della prima covata tirata su dal guru Gianroberto Casaleggio e dal comico Beppe Grillo (con la spinta entusiasta di Dario Fo, mai scordarlo) oggi sono i primi rinnegati del rito pentastellato. L’ultimo ad essersi macchiato è il similpiddino e similconfindustriale Stefano Patuanelli, un ministro nella più totale confusione. Bene, ora ci dice che è stato lui con la sua “esperta di Alitalia” Giulia Lupo (esperta in quanto ex assistente di volo e sindacalista Usb) a vedere un ormai esautorato Castellucci, ex (?) braccio destro dei Benetton in Atlantia.

A che titolo un ministro e una normale senatrice hanno avuto interlocuzioni con questo personaggio, ormai senza uniforme e senza galloni (era già stato formalmente scaricato, salvo comprendere dalla procura che invece era ancora un manovratore) quando la posizione ufficiale del Movimento era di chiusura verso il mondo Benetton? Diciamo pure che anche qui siamo alla commedia dell’arte: tanto fumo negli occhi dei militanti e poi ai Benetton non hanno ancora tolto nemmeno il tratto autostradale dell’ex ponte Morandi; in più imbastivano trattative con Castellucci su Alitalia.

Patuanelli (già assai vicino al capo di Fincantieri Bono e all’ex tante cose Elio Catania) è solo l’ultimo ministro plastificato, l’ultimo dei “rinnegati” dello spirito originario. Ci sono Roberto Fico (quello che andava in autobus per farsi notare dopo l’elezione a presidente della Camera) sordo muto e cieco quando gli ricordano l’impegno sull’acqua pubblica; Luigi Di Maio, più bravo di Mimmo Parisi a piazzare amici e compagni nei ministeri e nei consigli di amministrazione; Alfonso Bonafede, il ministro che ha scaricato Nino Di Matteo e di contro si è fatto scoppiare tra le mani il caso dei boss scarcerati per Covid; Laura Castelli, il grande enigma di come si possa entrare al ministero dell’Economia come viceministro con un curriculum di carta velina; per non dire del gaffeur Manlio Di Stefano.

Gli Stati Generali sanciscono il rovesciamento del Movimento, la sua negazione, la sua parodia: ancella del Pd, damigella europeista, cortigiana di dirigenti e boiardi. Negli Stati Generali si compie un parricidio indiretto, si affoga Rousseau per uccidere il padre, Casaleggio.

Di per sé potrebbe anche non essere un problema, sia chiaro; ciò che è abnorme è la centralità di tale forza politica in un governo che dovrebbe affrontare una crisi drammatica e annaspa. Questa centralità unita alla incapacità produce infezioni, disfunzioni e malformazioni. Nulla viene affrontato con chiarezza e fermezza, solo tentennamenti e furbizie: Arcuri supercommissario al Covid e pure all’Ilva; dpcm a pioggia; annunci roboanti che cadono nel vuoto pericoloso di un’economia i cui protagonisti si sono stancati di essere presi in giro. Questa crisi è di una consistenza tale che non permette una classe dirigente senza identità e priva di preparazione, una classe dirigente “salvo intese”.

Post Scriptum. Esattamente sette giorni fa chiedevamo al governo di dirci cosa intendeva fare sul commissario alla sanità in Calabria, quello Zuccatelli per cui il Covid si trasmette baciandosi con la lingua per almeno 15 minuti; è ancora lì. Chiedevamo cosa intendesse fare con un ceo condannato per falso in bilancio: Alessandro Profumo è ancora lì alla guida di Leonardo (e per colpa di quella condanna la “nazionalizzata” Mps – già in affanno – deve mettere soldi da parte in caso di cause da parte dei risparmiatori). Chiedevamo perché il vicecapo della polizia potesse avere un tatuaggio quando la stessa polizia sbatte fuori agenti semplici, come Arianna Virgolino cacciata lo stesso giorno in cui veniva encomiata dal questore di Lodi. Zero risposte.