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Un Draghi bis dopo le elezioni. Ecco chi tifa per altri 5 anni di saccheggio

Pubblicato il 08/06/2022 11:06

Dopo il mancato salto al Quirinale, accolto con somma delusione tanto da far parlare i giornali di ipotesi dimissioni, Mario Draghi potrebbe nascondere preziosi assi nella manica, talmente buoni da garantirgli un futuro politico che fin qui pochi avevano ipotizzato. Per capire cosa succederà davvero alle prossime elezioni, infatti, bisognerà innanzitutto aspettare il 27 giugno, quando saranno evidenti vincitori e vinti della tornata amministrativa. E sarà possibile fare previsioni sulla legge elettorale, fondamentale per disegnare lo scacchiere parlamentare alle politiche.

L’attuale Rosatellum si basa, infatti, sull’esistenza di ampie coalizioni che, nei fatti, sono però in crisi. E in caso le amministrative dovessero acuire le spaccature tanto nel centrodestra quanto nell’asse Pd-M5S, tornerebbero subito alla carica i sostenitori del proporzionale, tanto in voga durante la Prima Repubblica e oggi indicato come strumento perfetto per fotografare un contesto così disarticolato. A maggior ragione dopo il taglio dei parlamentari. E con la difficoltà, però, per dem e pentastellati di convincere il centrodestra, ufficialmente contrario per ora a un simile scenario, soprattutto per volontà di Giorgia Meloni.

In un caos così generalizzato, cosa potrebbe allora succedere dopo le prossime elezioni amministrative? Secondo Carlo Solimene de Il Tempo l’esito del voto sarà determinante, in ogni caso_ “Portare dalla parte dei proporzionalisti anche Lega e Forza Italia, o quantomeno una parte significativa di questi due partiti, permetterebbe di modificare la legge in tempi rapidissimi. E farebbe la gioia, soprattutto, di chi si augura che dalle urne 2023 esca un quadro così frammentato dal rendere imprescindibile il formarsi di nuove larghe intesa e, magari, la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi”.

Possibile dunque che Draghi possa a gran sorpresa confermarsi a Palazzo Chigi? Uno scenario che non è da escludere, e anzi reso col passare dei giorni sempre più plausibile dalle forti divisioni interne al centrodestra e al centrosinistra. Un’ipotesi che piace, e parecchio, all’Europa, che vedrebbe così confermato alla guida del Paese un proprio totem, pronto ad assecondare gli appetiti di Bruxelles ogni volta che gli sarà comandato.

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