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Ue pronta a disincentivare vendita di carne, salumi e vino: etichettatura di avvertenza sulla salute e non solo

Pubblicato il 03/02/2021 12:07 - Aggiornato il 04/02/2021 09:43

Un bicchiere di vino con un panino la felicità… cantava Al bano in una delle sue più conosciute canzoni, ma attenzione perché l’Unione europea è pronta a fare di tutto per non incentivare il commercio di vino, carne e salumi. Non solo la Commissione nel documento che sarà presentato oggi propone l’arresto ai fondi di promozione, ma anche l’utilizzo di etichette di avvertenza sulla salute. 

Il nuovo progetto che si chiama Europe’s Beating Cancer Plan verrà presentato oggi (3 febbraio) in occasione della giornata mondiale contro il cancro da Usula Von der Leyen. Il piano lo ha anticipato www.winenews.it, il quale riferisce: “Sulle bottiglie ci saranno le etichette dissuasive come quelle che ora si applicano alle sigarette ed è previsto l’azzeramento di tutti i fondi promozionali a vantaggio di alcolici e dunque del vino, oltre a penalizzazioni per salumi e carni rosse”. 

Ettore Prandini con una lettera indirizzata al Commissario Europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni in riferimento al nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”, denuncia: “Il piano non ha nessun senso. Intanto ci sono evidenze scientifiche che indicano che il consumo moderato di vino aiuta la salute e non il contrario, poi in Italia il consumo di carne rossa è al di sotto della dose consigliata dai medici e la stessa Oms dice che non ci sono evidenze di cancerosità delle carne trasformate, ma indica un consumo moderato”. 

Come giustamente sottolinea il sito: “La lotta al cancro, una delle grandi piaghe dei nostri tempi, è senza dubbio una priorità. Come è altrettanto indubbio che limitare comportamenti che aumentano il rischio di ammalarsi sia un dovere etico di tutti. Ma questo va fatto senza eccedere in azioni che vanno non solo a fare danni a filiere economiche ed occupazionali importanti, ma che vanno anche a minare consumi che, se moderati e nelle giuste quantità, se non hanno effetti benefici sulla salute (come pure parte della ricerca sostiene), quanto meno non sono dannosi, oltre che essere parte di una cultura e di una tradizione secolare”.

Ovviamente tali misure andrebbero a colpire soprattutto la produzione di prodotti del Made in Italy, “con l’Italia che è il principale produttore europeo di vino, ma anche il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali”, sottolinea il sito Wine news. Il settore del vino genera oltre 11 miliardi di fatturato all’anno e offre 1,3 milioni di posti di lavoro. La norcineria italiana raccoglie 100.000 persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi.

Inoltre è risaputo che la dieta mediterranea, seguita in tutto il mondo come la dieta nutrizionale perfetta, è tale proprio per l’equilibrio nutrizionale che la contraddistingue e che va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

L’impatto sarebe devastante “sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio dove, quando una stalla chiude, si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”, scrive Wine news.

Mentre in Italia nessuno degli esponenti politici si è ancora espresso in merito, in Francia il segretario generale, Ignacio Sanchez Recarte, su Twitter scrive: “perchè se la Commissione Europea è così fiera del nostro cibo, propone di fermare la promozione Ue per vino, spirits, birra e carne rossa nello Europe’s Beating Cancer Plane”, enfatizzanfo che il “rischio è nell’abuso, e non nel prodotto”.

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