Uno strumento, la cosiddetta “tax credit“, che ha dato una grande, grandissima mano al mondo del cinema negli ultimi anni. E non a caso viene difeso da produttori, sceneggiatori, attori, registi. Inferociti perché il governo Meloni, invece, ha deciso di tagliare le spese, mettendo un freno al fiume di soldi pubblici diretti verso il nostro piccolo schermo. Di cosa stiamo parlando? Della recente polemica relativa proprio alla tax credit. Come spiegato da Prima Comunicazione, si tratta in sostanza di credito d’imposta pari al 40% del costo dell’opera concesso dallo Stato ai produttori e, in modalità diverse, anche a esercenti e distributori. Chi ne ha beneficiato negli anni sostiene che non si tratti di uno spreco di denaro pubblico, visto che le entrate creerebbero poi un ritorno significativo per le casse statali sotto forma di Iva, Irpef, Ires, Irap, versamenti providenziali e versamenti a Regioni e Comuni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il boom c’è stato durante la pandemia, quando la tax credit è stata alzata al 40% per fronteggiare le difficoltà legate al Covid. Con successivo, scontato boom di richieste, tanto che nel 2021 l’allora ministro Dario Franceschini dovette trovare 100-200 milioni di euro oltre lo stanziamento previsto. Non mancarono, già all’epoca, polemiche: si sottolineava, infatti, come il flusso di denaro avesse provocato una sovrapproduzione, che il nostro mercato non riusciva poi ad assorbire. (Continua a leggere dopo la foto)

Sempre secondo Prima Comunicazione, i film beneficiari della tax credit sono stati 507 soltanto nel 2021-2022. Di questi, molti non hanno mai visto la sala del cinema, finendo direttamente sulle piattaforme streaming. Il costo complessivo? Circa 1,5 miliardi di euro, con le opere che hanno ricevuto una flat tax legata alla produzione di circa 460 milioni. Con il governo Meloni, però, gli aiuti sono finiti nel mirino: i ministri Giancarlo Giorgetti e Gennaro Sangiuliano hanno già annunciato di voler rendere il sistema più sostenibile. (Continua a leggere dopo la foto)

Giorgetti ha già annunciato che nel 2024 l’aliquota potrebbe essere ridotta o addirittura non erogata in base alle dimensioni d’impresa e ai costi. Mettendo anche un tetto alla tax credit per gli artisti. Scontata la reazione rabbiosa di attori, registi e produttori, subito andati allo scontro con il governo. Che però ha difeso a spada tratta la sua linea: in un momento di difficoltà economica, impossibile continuare a destinare così tanto denaro al cinema.
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