Nonostante accusi, oramai da diverse settimane, un forte dolore addominale associato a nausea, ha vissuto una vera odissea per sostenere una semplice Tac, che possa evidenziare le cause del suo malessere. L’esame è stato già rinviato per sette volte. È, in estrema sintesi, quanto denunciato da Patrizia Bordoni, la moglie di Graziano, cittadino di Jesi che si trova al centro di questa imbarazzante vicenda. Eppure, c’è stato un tempo, non lontano, in cui il nostro Paese poteva vantare un eccellente ed efficiente servizio sanitario nazionale. Oggi, taglio dopo taglio alla Sanità pubblica, riforma dopo riforma, ci troviamo spesso a raccontare episodi di malasanità o disservizi vari. Tipicamente, sono precisamente questi i casi più frequenti, e incresciosi: lunghissime e scoraggianti attese, al punto che in molti sono poi costretti – letteralmente costretti – a rivolgersi al privato, e sovente ritrovare gli stessi medici che non hanno potuto o voluto intervenire nel settore pubblico. In questo caso, pur volendo, “Non possiamo permetterci di pagare”, lamenta ancora la signora Patrizia, come si può leggere su Il Resto del Carlino. A rendere il tutto più grave interviene il fatto che il chirurgo avesse prescritto una Tac addominale “d’urgenza”: con l’impegnativa che indicava la priorità e l’esame da fare entro le 72 ore, ampiamente scadute, dal momento che l’uomo, 68enne, è stato rimandato indietro più volte. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Uno spreco da 85 milioni”. La scoperta di Report

Di rinvio in rinvio
“Per sette volte, in quasi un mese, ci siamo sentiti dire che non c’era nessun posto in tutta la regione”, ancora nelle parole di Patrizia Bordoni, il cui marito, Graziano, aggiunge: “Mi hanno detto di presentarmi allo sportello ogni giorno e così abbiamo fatto. Nel frattempo, le impegnative scadevano e così dovevamo andare dal medico di famiglia a rifarle. Fino a che alla settima risposta negativa senza alcuna possibilità di veder prenotata quella Tac, mia moglie si è arrabbiata e abbiamo pensato di rivolgerci al Tribunale del Malato“. Peraltro, l’uomo, che faceva “lavoretti saltuari”, da oltre quattro mesi non riesce neppure a lavorare per il dolore. “Viviamo con il Reddito di cittadinanza e la mia pensione di invalidità di 400 euro – gli fa eco la moglie – e non possiamo permetterci di spendere 200 euro per una Tac”. In una delle tante volte che i due si sono recati al Cup, Patrizia si è persino sentita dire da un’operatrice: “Se suo marito sta così male vada al Pronto soccorso”. Una assoluta mancanza di empatia, aggravata dal contesto. Per fortuna, infine, attraverso il Tribunale del Malato, in tre giorni il signor Graziano ha ottenuto quella Tac “urgente” all’ospedale Carlo Urbani di Jesi. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> Ospedale Padre Pio, Gabanelli: “Rischio crac: ecco tutti i debiti”

L’intervento del Tribunale del Malato
Sono sempre più numerosi, come abbiamo scritto, i casi simili e “ultimamente purtroppo anche le urgenze non riescono ad essere evase se non privatamente. Ma non tutti possono permetterselo”, afferma il coordinatore del Tribunale del Malato, Pasquale Liguori. L’intervento dello stesso Tribunale del Malato si è rivelato decisivo, giacché dalla Tac è emerso che l’uomo soffrisse per un restringimento dell’aorta, di certo non una sciocchezza. Si spera, dunque, in cure tempestive – almeno quelle – ed efficaci.
Potrebbe interessarti anche: “Multe illegittime? Ecco perché”. Raffaella Regoli spiega