La Banca Centrale Europea si prepara ad alzare nuovamente i tassi di interesse, per la precisione di 50 punti base. Con le rate dei mutui a tasso variabile che rischiano di salire ulterioremente, addirittura fino a 2.000 euro. Questa l’analisi fatta attraverso le pagine della testata Money da Salvatore Giuffrida, docente di Estimo e valutazione all’Università di Catania. “Parliamo di effetti prevedibili, duri effetti sul reddito reale delle famiglie, che si sommano all’impoverimento generale dovuto a crisi energetica e inflazione”. Il rischio, in caso le rate dovessero salire anche nei prossimi mesi, è quello di un “tracollo del mercato immobiliare, non ancora uscito dalla crisi del 2008”. E d’altronde già da questa estate le rate dei mutui sono schizzate verso l’alto, sempre a seguito degli interventi della Bce per combattere l’inflazione. (Continua a leggere dopo la foto)
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In sostanza, come spiegato dall’economista, il tasso variabile del mutuo dipende dal tasso a cui le banche si prestano denaro tra loro. La Bce decide, attraverso la propria politica monetaria, a quale tasso gli istituti commerciali vengono remunerati per un deposito giornaliero delle loro riserve in eccesso e a che prezzo prestare riserve alle banche che ne sono a corto. (Continua a leggere dopo la foto)
Stangata sui mutui, ecco come proteggersi
Qualora la Bce dovesse confermare l’incremento dei tassi di interesse di 50 punti, per gli analisti la rata del finanziamento medio potrebbe salire. Calcoli alla mano, in circa un anno chi paga il mutuo potrebbe avere un esborso aggiuntivo di 200 euro, il 43% in più rispetto alla somma iniziale. La Banca Centrale Europea potrebbe inoltre continuare con il rialzo anche nei prossimi mesi. “La domanda è legata a un allentamento dei tassi di interesse – ha spiegato Giuffrida – quindi se aumentano le rate si comprano meno case, le transazioni sono minori e l’effetto è potenzialmente recessivo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Cosa fare per tutelarsi dai futuri rincari sulle rate? Tra le possibili soluzioni c’è tentare di ricorrere a una surroga o alla rinegoziazione, approfittando delle condizioni agevolate introdotte dal governo Meloni. In caso si voglia passare da un tasso variabile a uno fisso, però, per Giuffrida è meglio “rivolgersi a un consulente delle associazioni dei consumatori, così da identificare la soluzione migliore per ogni singolo caso”. Infine è bene adeguare “il grado di informazione finanziaria per comprendere se le condizioni della rinegoziazione proposte dall’istituto di credito si adattano al profilo reddituale e patrimoniale del mutuatario”.
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