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“Siete molto, molto peggio di Soumahoro”. Paragone asfalta la sinistra ed i suoi finti eroi

Pubblicato il 27/11/2022 13:27

Il terremoto scatenato ai danni di Aboubakar Soumahoro, il deputato dei Verdi e (a questo punto ex) Campione del centrosinistra italiano, sta portando con sé una lunga serie di riflessioni, sia da una parte che dell’altra, nel paniere politico italiano. Durante la sua diretta di ieri, il leader di Italexit, Gianluigi Paragone, ha toccato appunto il tema delle icone della sinistra e del perché i partiti di quell’area hanno bisogno di creare questi “falsi miti“, articolando il suo ragionamento su alcuni punti chiave molto interessanti. Ve ne proponiamo un estratto dei punti salienti.
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“Si fa un gran parlare di Aboubakar Soumahoro, questo Campione della rappresentanza sindacale degli ultimi, degli sfruttati, dei braccianti. E’ colui che aveva portato certe questioni alla ribalta. Potremmo oggi dire, perché sappiamo come sono andate alcune cose, che ha costruito la sua narrazione sindacale prima, mediatica poi ed oggi politica, grazie a quello che poi egli stesso ha portato come simbolo in parlamento, ovvero gli stivali sporchi di fango“. Parte da questi presupposti il ragionamento di Paragone, che prosegue analizzando quei fatti che oggi sono diventati di dominio pubblico e che permettono una più lucida analisi della situazione. “Adesso alcune cose si conoscono e a sinistra balbettano. Ma fingono di balbettare perché la sinistra sapeva e perché la sinistra costruisce i Soumahoro della situazione. Cioè costruisce ad arte, in una specie di allevamento intensivo, questi campioni del buonismo, che servono appunto come gadget contro i “cattivi”. E i “cattivi” siamo sempre noi”, spiega il leader di Italexit.
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L’analisi prosegue poi con lo svisceramento del concetto secondo cui il centrosinistra, svuotato da ogni contenuto, ha la vitale necessità di creare questi specchietti per le allodole. “Noi siamo i razzisti, noi siamo il pericolo fascista che avanza, noi siamo quelli dal cuore duro che non vogliono aprire le porte ai migranti. E quando poi ci tocca andare in televisione per difenderci siamo sempre un po’ in affanno, perché c’è sempre un “Campione buono” – appunto – con la sua storia, che ti dice ‘Ti devi vergognare di quello che stai dicendo. Ma come? Arrivano i disperati e tu non apri le braccia?'”. Segue da Paragone una puntuale citazione di Giorgio Gaber, quando parlava del “Potere dei più buoni“, parlando di quella che in seguito sarebbe diventata una sorta di industria della carità. Una carità che però uccide.
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Il segretario nazionale di Italexit pone poi l’accento su come la macchina mediatica sia assolutamente funzionale alla creazione di questi personaggi. Una propaganda costruita ad hoc dalla sinistra per imbastire davanti agli occhi della pubblica opinione queste icone, che poi dovranno essere usate come arieti per sfondare le ragioni di coloro i quali la pensino diversamente. Ecco allora che, alla luce dei fatti, esce allo scoperto il “luna park” del buonismo, dove la falsità regna sovrana, anche e soprattutto tra le fila di chi, questo genere di personaggi, ha contribuito a crearli. “Loro non fanno altro che atteggiarsi ad imprenditori del buonismo, sono spacciatori di falso buonismo, che a loro serve soprattutto perché devono indicare il ‘cattivo’. E con questa narrazione loro si tengono in piedi, si tengono vivi“, sottolinea Paragone, che poi rincara la dose. “La sinistra ha storicamente fallito. Lecca il c**o dei potenti e intinge la penna nell’inchiostro del neoliberismo e scrive le peggiori riforme contro il lavoro e contro i lavoratori. Per questo dovrebbero perdere tutti i voti e allora cosa fanno? Costruiscono la tensione tra i finti buoni (costruiti ad arte) ed i ‘cattivi’, che invece non stanno facendo altro che dire cose di buon senso“.
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Paragone analizza poi il tenore prettamente politico della situazione, parlando di come Nicola Fratoianni – leader di Sinistra Italiana, ndr – sapesse già da prima delle elezioni delle accuse mosse dai lavoratori delle cooperative legate alla figura di Soumahoro. Accuse verso le quali si dimostrò disinteressato, poiché quella figura gli serviva per capitalizzare i voti derivanti dal ragionamento sopra esposto durante la campagna elettorale. Ed ora che il ‘prodotto’ che loro stessi hanno messo sul mercato è diventato fallace, ecco che parte la falsa indignazione intrisa di ipocrisia. Quella stessa ipocrisia che accompagna buona parte dei salotti televisivi e del giornalismo legato a quegli ambienti. “E’ tutto costruito ad arte, è tutta narrazione televisiva, giornalistica. I buoni, che hanno i loro direttori e le loro trasmissioni, contro i ‘cattivi'”. Tutto si riduce a questo, secondo Paragone. “Perché Damilano oggi non parla? Perché quelli di Fanpage hanno rifiutato di dare voce agli stessi lavoratori delle cooperative che oggi raccontano di aver denunciato la questione alla loro redazione? Perché L’Espresso non si è preso la briga di ascoltarle prima? Perché evidentemente c’è un problema legato, appunto, all’industria del buonismo“, sottolinea il leader di Italexit. Domande che, sicuramente, si porrà anche chi ci legge.
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La lucida analisi di Gianluigi Paragone si conclude poi con una vera e propria pietra tombale sul centrosinistra, reo di incoerenza e faziosità: “Il tema dell’immigrazione clandestina si ferma soltanto guardando gli aspetti dei flussi migratori per quello che sono. Non possiamo aprire le braccia soltanto perché arrivano dal mare. Per l’amor di Dio, ma non te li puoi caricare tutti, perché quando non c’è lavoro e non sai dove metterli allora li scarichi i periferia. E tu, che sei un buonista un po’ parac**o, dici ‘Beh, intanto li ho accolti e li ho schiaffati in periferia…‘”, sottolinea il segretario di Italexit. “Le stesse periferie dove le loro riforme contabilistiche e neoliberiste hanno compiuto i peggiori tagli. Perché i tagli del welfare, i tagli alla sanità pubblica e ai trasporti pubblici, quelli all’edilizia convenzionata si ripercuotono lì, non nelle zone ZTL dove si candidano e vengono votati i Sala – Sindaco di Milano ndr -, le Moratti e compagnia cantante. E allora la destra può diventare il giusto contrappeso per arrivare a fotografare la situazione e leggerla per quello che è. E’ la cruda amara verità, ma non possiamo pensare di accogliere soltanto perché ci laviamo l’anima“. Con queste parole Gianluigi Paragone si avvia alla conclusione del suo lungo ragionamento, il cui video è visionabile integralmente qui sotto.

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