Letture critiche vs Opinione dominante, rubrica di recensioni brevi di testi necessari. Di Lorenzo Borrè.
1) “Ho ucciso Enrico Mattei”, di Federico Mosso, GoG edizioni, 2021.
A rischio di essere enfatici, ci sbilanciano perché ci ha entusiasmato: è il romanzo più avvincente che abbiamo letto negli ultimi dieci anni.
Federico Mosso, con uno stile brillante che coniuga l’analisi storico-politica di Sciascia alla verve di Ellroy, ci regala un racconto che non solo è impegno civile, ma anche bel scrivere, memoria ed esaltazione dell’epos di Mattei e della sua ENI, con suggestioni che pur non dotate del sigillo della verità ufficiale, fanno riflettere sul perché e sul chi non volle la nostra sovranità energetica.
2) Teoria della dittatura, Michael Onfray, Ponte alle Grazie, 2020.
Il pensatore francese in questo breve saggio denuncia le 7 fasi attraverso le quali si sta realizzando la più formidabile megamacchina totalitaria, quella che coniuga le istanze del politicamente corretto e della damnatio memoriae con il paradigma della Società del Mercato: DISTRUGGERE LA LIBERTÀ, IMPOVERIRE LA LINGUA, ABOLIRE LA VERITÀ, SOPPRIMERE LA STORIA STRUMENTALIZZANDOLA, NEGARE LA NATURA, PROPAGARE L’ODIO, ASPIRARE ALL’IMPERO ATTRAVERSO LA SOPPRESSIONE DELLE SOVRANITÀ NAZIONALI.
Un saggio fondamentale per l’analisi delle attuali dinamiche socioeconomiche e per distinguere schmittianamente amici e nemici tra gli odierni attori politici.
3) Il Capitalismo della Sorveglianza, di Shoshana Zuboff, LUISS, 2019.
Un libro impegnativo, anche per via della mole, ma che costituisce un compendio necessario per la comprensione dei meccanismi di una tecnologia che si appropria dell’esperienza umana usandola come materia prima da trasformare in dati predittivi sui nostri futuri comportamenti e su come li si possa influenzare e manipolare grazie all’elaborazione del surplus informativo creato dalla nostra quotidiana interazione con la rete telematica.
Profitto e gestione delle condotte sociali che vengono attuati attraverso informazioni che cediamo ai “capitalisti della sorveglianza”, liberamente o inconsapevolmente, in una dinamica totalitaria che rischia di mettere in discussione se non il libero arbitrio delle persone, quantomeno l’autenticità o la profondità delle loro scelte quotidiane.