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Perché l’ultima decisione Green dell’Ue colpisce solo l’Italia

Pubblicato il 22/06/2021 08:22 - Aggiornato il 22/06/2021 11:05

“La plastica non è il diavolo”, inizia così il recente servizio che compare sul Corriere della Sera, all’interno della rubrica Dataroom, condotta da Milena Gabanelli. I messaggi lanciati dalla giornalista con la raccolta e presentazione dei dati sono chiari: non è direttamente la plastica a provocare l’inquinamento, ma il cattivo smaltimento, e lo stop imposto dall’Ue colpirà solo l’Italia.

Con la direttiva europea 904 del 2019, a partire dal 3 luglio di quest’anno, “posate, piatti, cannucce, bastoncini cotonati, agitatori per bevande, aste per i palloncini e contenitori per alimenti non potranno più essere realizzati in plastica, anche quelle biodegradabili”. Ma perchè l’Unione europea non consentirà la produzione e utilizzo nemmeno delle bioplastiche e plastiche biodegradabili?

Teniamo in considerazione che ci sono due tipi di bioplastiche: quelle che derivano da una miscela formata da acido lattico, amido (di mais, frumento, patate, tapioca, riso) e gli scarti della lavorazione del petrolio e quelle che derivano da microrganismi alimentati con zuccheri o lipidi. 

Indovinate chi è il maggiore produttore in tutta Europa di tutta la plastica biodegradabile? Se state pensando al nostro amato Paese, ebbene, la risposta è sì: l’Italia produce il 66% di tutta la plastica biodegradabile d’Europa.

“Da anni investiamo nella plastica biodegradabile e compostabile, siamo l’unico paese europeo a farlo”. Ovviamente,, l’ultima decisione Green che ci viene imposta avrà delle conseguenze: rischiamo di perdere posti di lavoro. “Le aziende coinvolte sono 280, 2.780 gli addetti e un fatturato annuo di 815 milioni di euro, insomma siamo i leader europei del settore”.