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L’accordo Fraccaro/Tremonti sul Superbonus: cosa c’è di vero nello scoop del Foglio?

Pubblicato il 11/05/2023 12:40 - Aggiornato il 11/05/2023 12:52

Era stato lui, tra polemiche e proclami trionfali, a farsi largo tra le affollatissime fila del governo giallorosso per rivendicare con orgoglio la parternità del Superbonus 110 per l’edilizia: “Sono il papà di questa riforma”. Una norma che Riccardo Fraccaro, all’epoca deputato del Movimento Cinque Stelle, aveva difeso con ogni forza dalle accuse di sperpero di denaro pubblico, ribadendone la bontà. Ma che fine ha fatto, oggi, l’ex onorevole? Come rivelato dal Foglio, per una beffa del destino Fraccaro oggi “lavora come consulente per sanare i danni prodotti dalla sua legge”. Insieme a un prestigioso studo tributario che fa capo a Giulio Tremonti, in passato ministro dell’Economia con i governi Berlusconi. (Continua a leggere dopo la foto)
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A rivelare le sorti di Fraccaro è stato il Foglio, che si è chiesto ironicamente: “D’altronde chi meglio di lui conosce il pasticcio della cessione dei crediti d’imposta causato dalla legge di cui è artefice?”. Insomma, l’ex grillino avrebbe prima creato il problema per poi, una volta uscito di scena in quanto non più ricandidabile, diventare consulente del guasto da lui stesso procurato. (Continua a leggere dopo la foto)

Come spiegato dal Foglio, infatti, dallo studio di Tremonti “è arrivata poco tempo fa una commessa a otto zeri per piazzare i crediti d’imposta acquistati dalle banche. Il compito della società di Fraccaro è quindi riempire il plafond che le è stato affidato girando per le imprese che si ritrovano con dei crediti incagliati perché non riescono a scalarli dalle tasse o cederli”. Tema caro a Tremonti, che in passato aveva tuonato più volte contro la gestione del Superbonus salvo poi avvicinarsi di colpo a Fraccaro, suo ideatore. (Continua a leggere dopo la foto)

Fraccaro, da par suo, era stato tra gli esponenti grillini più attenti a nomine, tributi e finanza. L’avvicinamento a Tremonti sarebbe iniziato quando, all’epoca della scelta del successore di Mattarella (poi rieletto), l’allora esponente grillino era stato accusato di aver promesso a Salvini voti utili proprio per far salire Tremonti al Colle. Ipotesi poi sfumata, ma evidentemente la stima reciproca è rimasta immutata. E ora si è definitivamente saldata, mentre il Superbonus continua a macinare debiti (75 miliardi il suo costo complessivo) e crediti incagliati (circa 20 miliardi).

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