Le questioni complesse, come quella di ArcelorMittal, vanno viste in modo complesso. Da tutti i punti di vista. E così, mentre noi in Italia discutiamo se regalargli un nuovo scudo penale per lo stabilimento dell’ex Ilva, è bene rendere noto che Mittal sta chiudendo stabilimenti in tutto il mondo. Il gruppo ha lasciato il Sudafrica, ha fermato il sito di Cracovia e sta frenando anche le attività nell’Illinois, negli Stati Uniti. Il presidente Lakshmi Mittal ha fatto sapere che cercheranno di “adattare l’impronta del gruppo allineandola con il difficile contesto di mercato”. E come si traduce nell’atto pratico questo “adattamento”
Con quello che abbiamo appena detto riguardo gli altri Paesi del mondo e con quello che stiamo vivendo ora in Italia. Una strategia di “alleggerimento produttivo” in cui rientra anche la volontà di disimpegno da Taranto. Ieri il gruppo ha annunciato di essere “costretto a sospendere temporaneamente l’attività nell’acciaieria di Cracovia”. E sempre ieri, ArcelorMittal Usa ha annunciato di volere fermare uno dei tre altiforni dell’impianto di Indiana Harbor, nel-l’Illinois.
L’acciaieria è arrivata a fine corsa e l’azienda non ha intenzione di investire ancora nel suo mantenimento. Nei giorni scorsi, infine, ArcelorMittal Sudafrica ha annunciato che chiuderà il suo stabilimento nella baia di Saldanha. Il gigante dell’acciaio ha annunciato un taglio della produzione annua per le sue attività europee di 3 milioni di tonnellate.
Oltre agli stabilimenti citati, va ricordata anche l’annunciata riduzione della produzione nello stabilimento delle Asturie, in Spagna. Alla luce di questi dati, è ancora più facile, dunque, leggere la vicenda italiana e di Taranto. Ecco a chi abbiamo dato in mano l’ex Ilva e perché quella dello “scudo penale” è solo una grossa balla.
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