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Mentre l’Italia è in ginocchio per il coronavirus, le Ong continuano a sbarcare migranti

Pubblicato il 21/03/2020 16:24

L’opinione pubblica è totalmente concentrata sul coronavirus, e pochi danno aggiornamenti sulla questione migratoria. Mentre l’Italia è alle prese con questa gravissima emergenza sanitaria, centinaia di persone continuano ad arrivare illegalmente nel nostro Paese. E spesso con l’aiuto di alcune Ong. Maurizio Belpietro su La Verità parla fa sapere che “da quando la Commissione Ue ha precisato che il blocco degli ingressi in Europa vale per tutti ma non per i richiedenti asilo, i volontari del pronto intervento pro migranti si sono risvegliati dalla quarantena, dichiarandosi pronti a imbarcarsi per andare a pesca di profughi”.

Davvero, dunque, le Ong continuano a scorrazzare in mare aperto alla ricerca di naufraghi da portare in Italia nonostante l’epidemia? Belpietro, a tal proposito, riporta le parole di Riccardo Gatti, presidente di Open Arms, una delle Ong più attive nel rifornirei di migranti: “Cosa accadrebbe se medici, infermieri e infermiere non facessero il lavoro straordinario che stanno facendo in questi giorni? Cosa potrebbero fare i singoli stati europei da soli? La solidarietà è un sentimento imprescindibile e non perché dimostra quanto siamo buoni, ma perché serve per continuare a essere una comunità di uomini e donne. Per questo, rispettando tutti i protocolli medici necessari e le direttive governative, è importante tornare in mare e faremo di tutto per farlo il prima possibile”.

Il capo di Open Arms, oltre a dichiarasi pronto a salpare per i mari, precisa nella sua nota che la sua Ong “rispetterà i protocolli medici e le direttive governative”. Mai protocolli medici e le direttive governative dicono una sola cosa: si deve stare a casa e se non lo si fa, scatta la denuncia per procurata epidemia. “Ecco – si chiede Belpietro – perché quello che vale per gli italiani non deve valere per chi va a spasso per non farci mancare nuovi profughi?”.

Intanto, non sa più come dirlo Andrea Tripodi, sindaco di San Ferdinando, Calabria: “Qui è una lotta continua. I migranti dovrebbero stare in quarantena ma non rispettano le regole, il rischio di contagio è altissimo”. Nel suo Comune c’è una delle tendopoli più grandi d’Italia. La comunità degli immigrati è la più numerosa. Gli immigrati continuano ad entrare e uscire dagli alloggi a tutte le ore del giorno, come se niente fosse. Una situazione che aumenta notevolmente i rischi di contrarre il virus e dare vita ad un focolaio inarrestabile. “Se anche solo uno di loro fosse affetto da Coronavirus, nello stesso momento ce lo avrebbero tutti. Questo è evidente”, ammette Tripodi.

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