La questione delle migrazioni verso il nostro Paese rappresenta un fenomeno epocale che necessiterebbe misure draconiane scevre da ogni condizionamento ideologico. Al ministero dell’Interno, intanto, sono in via di definizione le nuove regole sul sistema di accoglienza e gestione dei migranti. A illustrare quanto filtra dal Viminale è il Corriere della sera che rivela in un retroscena i nuovi criteri di distribuzione, anche e soprattutto in virtù dei numeri record degli arrivi di migranti dal nord Africa, numeri raddoppiati rispetto allo scorso anno: sono, ad ora, già più di 100mila nel solo 2023. se il criterio esclusivo, sino ad ora, è stato quello della proporzione rispetto alla popolazione residente, d’ora in poi la ripartizione proporzionale interesserà soltanto una quota del 70%, mentre il restante 30% sarà calcolato anche in relazione alla superficie del territori. Dunque, alcune regioni a più bassa densità abitativa, come la Basilicata o la Sardegna, si vedranno convogliare alcuni gruppi di migranti che prima erano stati assegnati a territori più popolosi e densamente abitati. Le regioni che in questo momento hanno il maggior numero di assegnazioni sono l’Emilia-Romagna con il 10% poco più di 12mila, e il Lazio con il 9% poco più di 11mila. (Continua a leggere dopo la foto)
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Fonte: Corriere della sera
L’abbandono del criterio proporzionale e il turnover
Viene introdotto una sorta di turnover dei 110mila migranti che in questo momento sono registrati nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria , allo stato attuale circa 110mila complessivi. Come riportato ancora dal Corriere della Sera, il ministero nella circolare inviata sia ai prefetti sia al Dipartimento di pubblica sicurezza, come anche alla Commissione nazionale per il diritto di asilo, ribadisce l’importanza dell’assistenza a chi è “privo di mezzi sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata al sostentamento proprio e dei propri familiari”. L’aspetto chiave di questa nuova impostazione risiede nel fatto che per liberare posto bisognerà escludere da tale assistenza chi sia in possesso del permesso di soggiorno, chi abbia ottenuto la protezione internazionale e chi abbia un reddito minimo garantito: al momento, invece, molti migranti vivono nei Cas da anni, lavorando all’esterno. (Continua a leggere dopo la foto)
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I “Paesi sicuri”
Cambieranno anche le regole per chi proviene da “Stati sicuri”, nazioni dove non si ritiene ci siano conflitti armati e persecuzioni di carattere politico, sessuale, religioso, giacché va anzitutto precisato che nell’elenco dei Paesi di maggior provenienza figurano, al secondo e terzo posto, Costa d’Avorio e Tunisia, ma con poco più del 10% di riconoscimento delle domande di protezione internazionale. L’Italia, pena la procedura di infrazione Ue, avrà circa un mese per stabilire chi abbia i requisiti per rimanere nel nostro Paese o chi debba essere rimpatriato. Negli hotspot, dove entro settembre ci saranno altri 3.500 posti, verranno create strutture di trattenimento vigilate, dove i migranti attenderanno le decisioni delle commissioni del Dipartimento per le Libertà civili, nell’arco di una settimana circa, e poi quelle definitive dei giudici.
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