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Microplastiche trovate per la prima volta nei polmoni di esseri umani. Emerge un dubbio sconcertante

Pubblicato il 13/04/2022 10:50

Un inquinamento da microplastiche registrato, per la prima volta, nei polmoni di alcune persone. Così diffuso tanto da spingere gli scienziati a lanciare un allarme in merito: “Abbiamo esaminato 13 pazienti che stavano per essere sottoposti a delle operazione chirurgiche in alcune strutture ospedaliere. In ben 11 casi abbiamo trovato tracce di microplastiche”. Lo studio solleva non solo inquietanti interrogativi sulla diffusione di questi materiali nel nostro pianeta, ma ha spinto gli esperti a porsi domande anche sulle possibili correlazioni con la pandemia e le strategie scelte dai governi per affrontare l’emergenza Covid. Sul fronte microplastiche abbiamo nuovi sviluppi.

I risultati della ricerca realizzata dalla Hull York Medical School sono stati pubblicati da Damian Carrington sulle pagine dell’autorevole testata britannica The Guardian e hanno evidenziato come, tra le forme di microplastica più diffuse, ci siano innanzitutto il polipropilene e il PET, materiali usati rispettivamente negli imballaggi e nelle bottiglie. Quello che le persone non sanno, secondo i ricercatori, è che ogni giorno entrano a contatto con questi elementi attraverso il cibo e l’acqua, con un impatto sulla salute ancora sconosciuto.

I primi allarmi in merito alla presenza di microplastiche nell’organismo umano risalgono a marzo, quando per la prima volta alcuni studiosi ne avevano evidenziato la presenza. Un’emergenza che richiama subito alla mente un’altra ricerca, questa volta pubblicata sulle pagine virtuali della National Library of Medicine e che evidenzia come, a seguito della pandemia di Covid, la diffusione di plastica sia andata incontro a un enorme aumento. Con mascherine e guanti costantemente a contatto con occhi, naso e bocca ad aumentare il rischio di possibili contaminazioni.

Anche in questo caso, gli scienziati hanno sottolineato come non sia possibile stabilire con certezza quali effetti possa avere la presenza di plastica nell’organismo umano, argomento che richiederà ulteriori approfondimenti nei prossimi mesi. I timori, però, sono ovviamente tanti. Non proprio la migliore delle notizie soprattutto per le famiglie italiane visto che il nostro governo, al contrario di altri, ha deciso di insistere sulle misure di protezione anti-Covid nei luoghi chiusi e nelle scuole. Quel che è certo, scrivono gli autori, è che servirebbero con urgenza altri studi in merito.

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