Un’operazione che sta facendo discutere, parecchio. E che da sola sintetizza alla perfezione la follia alla quale è arrivato il calcio contemporaneo, schiavo di soldi che arrivano dagli sceicchi e pronto a piegarsi a qualsiasi logica pur di non rompere la macchina da soldi creata negli ultimi anni. L’attaccante francese Kylian Mbappé, bomber della Francia e del Psg, potrebbe presto ritrovarsi a giocare nel campionato saudita, sulla base di un’offerta fuori da qualsiasi logica, perfino per gli standard a cui ci hanno abituato i club arabi controllati dal fondo Pif. Complessivamente si sfiorerebbe, se le cifre fossero confermate, il miliardo di euro. Una trattativa che ha scatenato polemiche a non finire. (Continua a leggere dopo la foto)
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Ma come può prendere piede un affare del genere? A spiegarlo è Alessandro F. Giudice sulle pagine del Corriere dello Sport: “In economia esistono i trophy assets: beni-trofeo così rari e preziosi, aventi carattere di unicità, da ricevere valutazioni economiche scollegate dal valore intrinseco e dai ritorni economici generabili attraverso il loro possesso”. Esempi possono essere un dipinto di Van Gogh, per dire. Nel calcio, uno come Mbappé. (Continua a leggere dopo la foto)
“Il caso Mbappé e i fondi arabi…”. La rivelazione sull’affare
“A fare i sospettosi – ha spiegato Giudice – se l’operazione si completasse, il suo club di appartenenza uscirebbe con grande agilità da una situazione complessa. L’attaccante è fuori squadra, scade tra un anno il suo pesante contratto che non ha intenzione di rinnovare. Anzi, pare interessato a liberarsi a zero, nel 2024, per andare al Real. La cessione consentirebbe al Psg, in un colpo solo, di sgravarsi di un costo, risolvere un caso mediatico devastante per la prossima stagione ma pure di realizzare una ricca plusvalenza che l’aiuterebbe a risolvere molti problemi col Fair Play Finanziario”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il tutto grazie all’intervento “di un fondo sovrano arabo e proprio il Psg posseduto da un altro fondo sovrano di un altro stato arabo. Sembrerebbe mutua assistenza tra confinanti i cui rapporti sono stati tuttavia, nel recente passato, piuttosto tesi. Chissà che il calcio non aiuti a distenderli, ma intanto, se i meccanismi economici del pallone salgono al livello degli stati sovrani, sfuggiranno a qualsiasi regolatore”. Potrebbe finire, questa l’ipotesi del giornalista, che in un futuro non troppo lontano gli stati sovrani possano impossessarsi del calcio nella sua totalità. Con buona pace di chi (l’Uefa) oggi elargisce loro sorrisi.