Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è morto all’ospedale dell’Aquila, dove era ricoverato per un cancro al colon. Arrestato il 16 gennaio a Palermo dopo 30 anni di latitanza, era entrato in coma irreversibile nelle scorse ore e i medici avevano annunciato la sospesione dell’alimentazione dato che l’uomo, 61 anni, aveva espresso la volontà di rifiutare l’accanimento terapeutico. Come riportato da Il Tempo, al capezzale del boss che scontava l’ergastolo al 41 bis del carcere abruzzese c’erano la figlia Lorenza, la nipote Lorenza Guttadauro e la madre del boss, l’ultraottantenne Lorenza Santangelo moglie di “Don Ciccio” Messina Denaro, capomafia della provincia di Trapani alla fine degli anni ’80. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> Si è spento Giorgio Napolitano, il presidente emerito della Repubblica aveva 98 anni. Cordoglio bipartisan

Il boss di Cosa Nostra era stat oaffidato al team della terapia del dolore dopo la sospensione delle cure per il tumore in fase terminale. Era stato ricoverato in ospedale l’8 agosto scorso, dopo avere sostenuto le cure chemioterapiche nel carcere delle Costarelle, in cui era detenuto in regime di 41 bis. (Continua a leggere dopo la foto)

Per 30 anni latitante, Matteo Messina Denaro era entrato in latitanza nel 1993, in piena epoca stragista, dopo le bombe esplose a Roma, Milano, Firenze. A lungo era stato considerato tra i maggiori ricercati al mondo. A novembre del ’93 si era reso protagonista di uno dei fatti di sangue più macabri nella storia della criminalità organizzata, disponendo il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, 13enne figlio di un pentito, per costringere il padre a ritrattare le rivelazioni rese agli inquirenti sulla strage di Capaci. Il ragazzo era stato strangolato e il cadavere sciolto nell’acido. (Continua a leggere dopo la foto)

Storico alleato dei Corlenonesi di Toto Riina, Matteo Messina Denaro era stato iscritto per la prima volta in un fascicolo giudiziario nel 1989, per mano di Paolo Borsellino. Da allora il boss era stato raggiunto da mandati di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e numerosi altri reati. In un ultimo pizzino scritto dal letto dell’ospedale, il boss ha fatto sapere di non volere un funerale in chiesa.