Alla fine anche il più europeista, e euroinomane, di tutti deve ammettere che l’Europa è un disastro. E che se non si vuole finire ancora di più nel baratro è necessario che l’Ue si doti di nuove regole. Nuove regole per affrontare gli choc comuni. Non si deve ragionare di crisi singole, insomma, ma comunitarie. Buongiorno! Con decenni di ritardo e di misure che hanno distrutto l’Italia, alla fine ci si è arrivati. A tuonare contro Bruxelles ora è nientepopodimeno che Mario Draghi, ex presidente del Consiglio italiano ed ex presidente della Bce. Ospite della Martin Feldstein Lecture del Nber (National Bureau of economic research), Draghi ha mosso una crisi netta partendo da alcune sue riflessioni. “Rispetto al passato – ha evidenziato – la natura degli choc che stiamo affrontando sta cambiando. Con la pandemia, la crisi energetica e la guerra in Ucraina, ci troviamo sempre più di fronte a choc comuni e importati piuttosto che a choc asimmetrici, creati internamente”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Ha continuato la critica Mario Draghi ragionando di Europa: “Ciò sposta il problema dal sostenere gli Stati in difficoltà all’affrontare sfide condivise, creando così un diverso allineamento delle preferenze politiche. Se il grado di convergenza all’interno dell’area dell’Euro è più alto, la frequenza degli choc asimmetrici è minore e il finanziamento comune di obiettivi condivisi aumenta, più rari diventeranno i casi in cui una capacità fiscale sarà davvero necessaria”. Poi il monito all’Ue: “Sono necessarie regole che facilitino il massiccio fabbisogno di investimenti di cui abbiamo bisogno. E dobbiamo garantire la credibilità a medio termine delle politiche fiscali nazionali in un contesto di livelli di debito post-pandemia molto elevati”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Mario Draghi critica l’Europa: “Urge un genuino processo politico”
“Stiamo attraversando una serie di grandi cambiamenti che richiederanno ingenti investimenti comuni – ha aggiunto ancora Mario Draghi nella sua critica all’Europa -. La Commissione Ue stima il fabbisogno di investimenti per la transizione verde a oltre 600 miliardi di euro all’anno fino al 2030, e tra un quarto e un quinto di questi dovrà essere finanziato dal settore pubblico. Stiamo anche affrontando una transizione geopolitica, guidata dal disaccoppiamento Usa-Cina, nella quale non potremo più fare affidamento su paesi ostili per le forniture critiche. Ciò richiederà un sostanziale riorientamento degli investimenti verso lo sviluppo di capacità in patria o con i partner. E mai nella storia dell’Ue i suoi valori fondanti di pace, democrazia e libertà sono stati messi in discussione tanto quanto dalla guerra in Ucraina”.
Qui l’intervento integrale di Mario Draghi: VIDEO
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