Una sequenza infinita di liti, minacce, discussioni feroci. Con la minaccia costante, da parte di tutte le forze politiche coinvolte, di far saltare il banco e staccare la spina al governo. E con il risultato finale di un rinvio della legge di Bilancio 2021 di una manovra sommersa dalla riformulazione degli emendamenti sui quali, ancora una volta, l’esecutivo ha dato prova di una delle sue migliori capacità, quella di improvvisare senza mai sapere di preciso quale direzione intraprendere. E così i giallorossi sono stati costretti, in queste ore, a rinviare l’approdo in aula del testo per evitare pericolose, ennesime figuracce.
Non dovendosi scontrare con le forze dell’opposizione, i parlamentari hanno travolto la Commissione bilancio di modifiche: un pacchetto di “riformulazione” da quasi 5 miliardi di euro in due soli giorni, la maggiora parte dei quali destinati ad autonomi, incentivi auto, aiuti agli aeroporti, sostegno al turismo e proroga del bonus edilizio fino al 2022. Il tutto accompagnato da una miriade di norme di portata minore e all’interno delle quali, come da tradizione, si annida anche qualche sorpresa.
Tra l’esenzione Imu per i pensionati residenti all’estero, 10 milioni destinati alla metropolitana di Brescia e i fondi stanziati per la cannabis terapeutica, tanto per citare soltanto alcune delle norme micro-settoriali che per legge non dovrebbero entrare nella manovra e che invece ci sono ovviamente finite, ecco che alla fine si è trovato anche uno spazio per risolvere lo scontro in corso tra il Movimento Cinque Stelle e il ministero dell’Economia in merito a Monte dei Paschi di Siena. Alla fine, in maniera prevedibile, a spuntarla è stata il Tesoro.
In manovra c’è un aiuto fiscale di 3 miliardi di euro per aiutare Unicredit a prendersi Mps, nazionalizzata nel 2017 dal ministro Pier Carlo Padoan poi finito, incredibile coincidenza, nel cda di Unicredit a garanzia dell’operazione. I 5 Stelle hanno cercato di far saltare il regalo all’istituto con degli emendamenti, nel tentativo di evitare l’ennesima figura barbina agli occhi dei pochi elettori rimasti. Niente da fare, però: il Tesoro ha riformulato le modifiche lasciando, di fatto, invariata la situazione. Un altro dono di Natale per le banche, alla fine, è rimasto sotto l’albero.
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