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Da Benetton a Berlusconi, tutte le volte che i grillini hanno fregato gli elettori

Pubblicato il 21/11/2020 11:39 - Aggiornato il 21/11/2020 11:45

In ordine di tempo le ultime vicende eclatanti sono due, e sono anche strettamente collegate: l’appoggio alla cosiddetta norma “salva-Mediaset” e l’inciucione che è alle porte con Silvio Berlusconi e Forza Italia. Ricordate quando il M5S diceva “mai con Renzi”? E poi è finito al governo con Renzi. O quando diceva: “Mai col Pd”? E poi è finito al governo con il Pd. E quando si sgolavano per insultare Berlusconi, Forza Italia, Mediaset e tutto quel mondo lì? Bene, anche questa è tutta acqua passata. Ed è notizia svelata di recente che addirittura, il 16 novembre, in gran segreto, Di Maio è stato a cena con la forzista (nonché presidente del Senato) Casellati. Perché? Per prendere accordi e inciuciare, ovvio. L’unica costante, però, è che in tv, sui social e sui giornali quelli del M5S dicono una cosa agli elettori, poi nelle segrete stanze li fregano e fanno l’opposto. Beato chi ancora non se n’è accorto, o fa finta di non accorgersene. E ormai le “fregature” date ai loro sono tante…

Ad oggi, ad esempio, Benetton ha ancora la concessione – persino – del tratto che comprende il ponte Morandi. Al di là di tutte le frasi buttate in pasto ai mass media dal M5S, non c’è stata nessuna revoca. Dopo gli arresti, si è addirittura scoperto che il ministro dello sviluppo economico Patuanelli – e lo si è scoperto dalle intercettazioni – parlava con Castellucci, non si sa a quale titolo perché l’ex ad (oggi ai domiciliari) era stato formalmente spogliato da tutti gli incarichi, che secondo la Procura era ancora l’uomo perno del sistema dei Benetton. Però, Patuanelli agli elettori quante ne ha vendute – e ne vende – di dichiarazioni contro Autostrade e contro quel sistema!

Ma c’è l’altro fronte caldo, come si diceva in apertura: quello legato a Mediaset e Berlusconi. Anche qui, sempre Patuanelli protagonista. Il ministro dello sviluppo economico ha fatto una norma “ad aziendam” per Mediaset mentre la mascherava col “voler salvare l’italianità”. E per difendere il M5S dall’attacco degli elettori che non ci stanno a vedere i propri beniamini correre in soccorso di Berlusconi (in cambio dei voti laddove il governo dovesse rischiare), aveva addirittura detto che la “salva-Mediaset” era una norma voluta dall’Europa. Qualcuno all’inizio se l’era anche bevuta, e li aveva scagionati ancora una volta. Peccato, però, che sono bastate poche ore a smontare l’ennesima balla. L’Europa lo ha prontamente sconfessato e anzi ha aperto un fascicolo. E Gualtieri è dovuto correre al telefono per parlare con Vivendi e tenersi buona l’intera Francia, dicendo che questa sarà solo una “norma temporanea”, in attesa che ci sia la riforma del sistema radiotelevisivo italiano.

Infine, una carrellata per ricordare gli altri grandi cavalli di battaglia mediatici che poi, una volta entrati nelle stanze del potere, sono stati messi a riposo nella stalla: i voti raccolti con la campagna No-Tav; i voti raccolti con la campagna No-Tap; i voti raccolti con la campagna per l’acqua pubblica… Tutti elettori traditi alla prova dei fatti. E poi il regolamento cambiato ogni volta a proprio piacimento, il rebus dei rimborsi, il doppio mandato, l’onestà-onestà-onestà. Ah, quanti bei ricordi. Eccolo, invece, il Movimento 5 Stelle. Tra inciuci, nomine e balle raccontate in tv.

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