Se il governo Meloni sperava che l’Unione Europea facesse qualche passo indietro, almeno su alcuni dei tanti fronti aperti con l’Italia, evidentemente aveva fatto male i propri conti. Sottovalutando la proverbiale tenacia di Bruxelles, che quando vuole qualcosa è pronta a tutto pur di costringere gli Stati membri a obbedire. E così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, durante la riunione informale dell’Eurogruppo che si è svolta in Spagna nelle scorse ore, si è trovato letteralmente accerchiato. Sul Mes, innanzitutto: il nostro Paese è l’unico a non aver ancora ratificato il discusso Meccanismo di Stabilità Europeo, un punto sul quale l’esponente della Lega è stato chiamato a rispondere. Tentando di cavarsela così: “In Parlamento non c’è la maggioranza necessaria per approvare il Mes”. Posizione che, ovviamente, non ha soddisfatto per nulla l’Ue. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come raccontato da Repubblica, l’Europa ha infatti deciso di cambiare drasticamente rotta. Addio ai toni conciliatori di qualche settimana fa, sotto con il rigore, ecco il vero volto dell’Ue. Il direttore esecutivo del Mes, il lussemburghese Pierre Gramegna, è stato chiarissimo: “La ratifica del Mes rimane una priorità, ancor di più perché alla fine dell’anno le linee di credito nazionale scadranno”. (Continua a leggere dopo la foto)
Sotto assedio, Giorgetti si è così rintanato sulla difensiva. Non controbattendo, per esempio, quando la presidente della Bce Christine Lagarde ha spiegato il motivo dell’ennesimo rialzo dei tassi, una notizia che ha fatto infuriare tante famiglie del Vecchio Continente. “Meglio non aprire altri fronti” sarebbe stata, secondo Repubblica, la posizione del ministro italiano, consapevole di essere già nel mirino dell’Ue. (Continua a leggere dopo la foto)
Di fondo c’è un ultimo nodo, il più stringente: la riforma del Patto di Stabilità. La Germania è contraria alla proposta avanzata dalla Commissione, vuole regole più stringenti sul rientro del debito dei Paesi. Un no che potrebbe comportare, a gennaio, il ritorno alle vecchie clausole, più ferree. Dovesse succedere, la prossima manovra finanziara sarebbe, per il governo Meloni, un bagno di sangue. La morsa dell’Ue, insomma, si sta pian piano stringendo con forza intorno al collo del nostro esecutivo.