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Letta, due piccioni con una fava: il seggio a Siena e Mps. La mossa del segretario dem

Pubblicato il 13/07/2021 15:10

Enrico Letta vuole tornare in parlamento. Sarà lui, quindi, – come anticipa anche il Corriere della Sera – il candidato del Pd per le suppletive che si terranno in autunno a Siena. La poltrona della Camera, ricordiamolo, è stata lasciata libera da Pier Carlo Padoan che è diventato il presidente di UniCredit. E sempre di banche è bene parlare, perché Siena in effetti vuol dire anche e soprattutto Mps. Una gran non da poco da dover sistemare. Il giochino è semplice: Padoan che favorì l’operazione Mps è diventato ora presidente di Unicredit. Letta, che da segretario del Pd e forza di governo deve completarla, si candida in quel seggio. Interessante no? (Continua a leggere dopo la foto)

Ma non è solo la questione Mps a spingere Letta a tornare in pista. C’è anche l’elezione del prossimo presidente della Repubblica a preoccupare il Pd. “E – come commenta affaritaliani.it – un conto è essere in Parlamento quando i giochi del Colle si apriranno, tutt’altro è esserne fuori, con dei senatori e dei deputati che non sono stati scelti da lui e che in parte non rispondono all’attuale segreteria. La corsa al seggio senese però porrà il numero uno del Nazareno a dover affrontare un argomento spinoso per il Pd ovvero la privatizzazione del Montepaschi, banca in passato legata a doppio filo con il principale partito della sinistra che solo nel 2018 alle Comunali ha perso per la prima volta nella storia la guida dell’ex roccaforte rossa toscana”. (Continua a leggere dopo la foto)

A Siena ci sono 2.500 famiglie di impiegati Mps, che diventano quasi 6 mila in Toscana (poco più di 20 mila dipendenti in tutto in Italia). “Oltre al Pd toscano anche gli alleati del M5S, il Centrodestra (Lega in primis), hanno una visione contraria a quella del ministro dell’Economia Daniele Franco sul rispetto degli accordi del 2017 con Bruxelles (uscita del socio pubblico entro il 31 dicembre)”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Affari: “Il Carroccio ha già fatto capire che Babbo Monte, almeno nelle vesti di banca locale, deve rimanere a servire i correntisti dei piccoli paesini della Toscana. C’è poi anche l’opposizione allo spezzatino da parte della Cgil, ex catena di trasmissione del principale partito della sinistra nel mondo del lavoro”.

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