Qualcuno, in tempi non troppo sospetti, ha indicato del leader della Cgil Maurizio Landini il possibile, futuro leader di un’opposizione frammentata, animata da contrasti continui tra M5S e Partito Democratico. Un tema che ha visto scendere in campo in queste ore Maurizio Belpietro, autore di un editoriale sulle pagine di Panorama nel quale ha sottolineato come il nostro Paese, a fronte dei tanti scioperi indetti dai sindacati, sia “quello con le retribuzioni più basse tra le economie avanzate”. Dove sta l’errore? Probabilmente in una somma di fattori. Alcuni dei quali, però, ormai piuttosto ricorrenti. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Da anni si discute del ruolo politico di Maurizio Landini” ha spiegato Belpietro. Già in passato, infatti, erano state pubblicate indiscrezioni su diverse testate circa la possibilità che il segretario della Cgil potesse dar vita a un nuovo partito di sinistra. Oggi, la suggestione è quella di Landini nei panni di “federatore”: l’uomo capace di tenere incollata tutta l’opposizione, a partire da Elly Schlein e Giuseppe Conte, in un corpo organico. (Continua a leggere dopo la foto)
Landini, che nel 2024 festeggerà il quinto anniversario al vertice della Cgil, “non immagina certo per sé un avvenire da pensionato”, secondo Belpietro. Di recente, “senza neppure chiarire bene le ragioni delle sue scelte, il segretario Cgil è salito sulle barricate, proclamando scioperi generali e contestazioni a raffica. Tra le motivazioni delle proteste ha messo pure il premierato, riforma cara a Giorgia Meloni“. E forse meno interessante, però, per i lavoratori rappresentati dal sindacato. (Continua a leggere dopo la foto)
La sensazione, insomma, è che dietro l’agitarsi di Landini ci sia “una manovra per garantirsi un ruolo una volta lasciata alle spalle la sede di Corso Italia. In altre parole – ha concluso Belpietro – ho il sospetto che con gli scioperi Landini faccia la sua campagna elettorale personale, pagata dai lavoratori per fargli avere un posto in futuro”.
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