Lavoratori provenienti dalla zona di Bergamo, una delle più colpite dall’epidemia. E che si presentano all’aeroporto di Linate, a Milano, entrano e si mettono al lavoro senza protezioni, senza controlli. Nel bel mezzo di una Lombardia messa in ginocchio dall’emergenza coronavirus, con i numeri che continuano a crescere e far sempre più paura giorno dopo giorno. A denunciarlo sono i residenti, che ogni giorno assistono preoccupati allo stesso siparietto e puntano il dito contro Sea, la Società Esercizi Aeroportuali.

I lavori di muratura all’interno dell’aeroporto, infatti, non si sono fermati nonostante la criticità della situazione, così come quelli per ampliare i negozi, al momento chiusi, che i viaggiatori si trovano di fronte una volta oltrepassati i gate per andare a imbarcarsi. Lo stop, lamentano i cittadini, sarebbe stato più che opportuno. E invece ogni mattina ricomincia il via vai di camion e auto provenienti dalla bergamasca, una delle aree dove il coronavirus ha contagiato più persone in tutta Italia.

Operai che lavorano, entrano a contatto con gli altri dipendenti presenti a Linate, come gli addetti alla sicurezza, mangiano, utilizzano i bagni. Senza che nessuno li controlli, senza le protezioni necessarie. Con il rischio, così, di contribuire a loro volta alla diffusione del Covid-19. “Abbiamo anche contattato le aziende responsabili dei lavori – spiegano i residenti – ma ci hanno risposto che non possono interrompere i lavori per non correre il rischio di dover pagare delle penali molto alte.

Una notizia che fatto crescere ulteriormente la tensione in una città dove i nervi sono già a fior di pelle e dove si era già verificato il caso del contagio di un agente allo scalo di Malpensa, che aveva portato alla messa in quarantena di un’intera squadra di militari. La paura dei cittadini è che, ancora una volta, non si stia facendo tutto il possibile di fronte a una situazione che invece, per la sua gravità, richiederebbe la massima attenzione.
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