Nel bel mezzo di un conflitto che ha visto l’Unione Europea, ancora una volta, balbettare non sapendo di preciso quale posizione prendere, l’Italia si è trovata confinata in un ruolo particolarmente ingrato. Da un lato a sua volta in posizione di totale sottomissione ai diktat degli Stati Uniti, come la gran parte del Vecchio Continente, a testimonianza di quanto l’Ue sia una realtà ectoplasmatica quando c’è da prendere posizioni nette. Dall’altro schiacciata più di tutti dalle sanzioni imposte alla Russia. In tutto questo, però, per il premier Mario Draghi sembra delinearsi all’orizzonte l’ennesima occasione da non perdere.
Tra le tante polemiche per la gestione del conflitto, infatti, la maggiora parte dei leader europei ha riscoperto un improvviso amore per la Nato, organizzazione che negli anni era stata più volte criticata e che ora è tornata invece di colpo protagonista come motore dell’azione del mondo occidentale. L’Italia, in questo senso, da sempre le ha riconosciuto grande importanza, tanto che a ogni rinnovo dei vertici c’è stato proprio un italiano a guidarla. Una lista che spazia da Franco Frattini a Matteo Renzi. E che potrebbe ora includere anche Draghi.
Secondo le indiscrezioni di questi giorni, infatti, Draghi potrebbe essere scelto per succedere al segretario generale Jens Stoltenberg fra un anno, terminato il mandato a Palazzo Chigi. Finendo così ai vertici di una Nato che, con lo scoppio della guerra in Ucraina, ha ritrovato nel frattempo un ruolo centrale. Uno scenario particolarmente suggestivo per il presidente del Consiglio, che nei mesi scorsi aveva fallito il salto da Palazzo Chigi al Quirinale, non riuscendo a imporre il proprio nome come nuovo Capo dello Stato.
Draghi, d’altronde, in questi giorni ha incontrato il presidente Usa Joe Biden, rimarcando ancora una volta la comunanza d’intenti tra Italia e Stati Uniti. Un incontro che, stando ad alcuni analisti, potrebbe essere servito proprio a preparare l’elezioni ai vertici della Nato, con il conflitto in Ucraina che sembra purtroppo destinato ad andare avanti ancora a lungo e le proteste crescenti di una popolazione italiana che non vuole trovarsi a pagare un prezzo altissimo in termini economici.
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