Un numero di ministri il più ristretto possibile, così da evitare un lungo tira e molla con quei partiti, quasi tutti, che in questi giorni sono saliti di corsa sul carro di Mario Draghi, osannandolo come salvatore della patria e dimenticando il suo ruolo da protagonista nella svendita dell’Italia durante la stagione delle privatizzazioni. Questo l’orientamento che sta prendendo quota dalle parti del premier incaricato, deciso a varare una lista “corta” con tanto di accorpamento di alcuni dicasteri. Un modo per andare incontro anche alle richieste di Beppe Grillo, l’uomo che in queste ore ha addirittura definito Draghi “un grillino” e auspicato la nascita del ministero della Transizione ecologica, unendo Sviluppo e Ambiente.
Per ovvi motivi, alla Transizione ecologica dovrebbe a quel punto finire un esponente del M5S, con Stefano Patuanelli come nome più forte. In caso Draghi decidesse, però, di assegnare un solo ministero a ogni partito della maggioranza, la concorrenza sarebbe fortissima e avrebbe il volto di Luigi Di Maio, che mai accetterebbe di rimanere senza un posto al sole nel nuovo esecutivo. Una poltrona di peso potrebbe averla anche Nicola Zingaretti, solo a patto però che la Lega non entri. In caso contrario, spazio ai secondi: Andrea Orlando, Dario Franceschini o Lorenzo Guerini.
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A spaventare i big è la volontà di Draghi di scegliere dei tecnici per tante caselle da riempire. A partire da quell’Economia dove, al posto di Roberto Gualtieri, è in dirittura d’arrivo il direttore generale di Bankitalia Daniele Franco. Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei, sembra invece destinato alla guida di Cassa Depositi e Prestiti, con Lucrezia Reichlin in lizza per il Mise. Alla Giustizia sembra blindato il nome di Marta Cartabia, mentre tra i candidati a sostituire Roberto Speranza alla Salute sta crescendo il consenso intorno alla rettrice della Sapienza Antonella Polimeni.
Luciana Lamorgese in queste ore sembra essere riuscita a garantirsi la conferma agli Interni. Resta, invece, l’incognita Lega: dovesse entrare nel governo, un ministero potrebbe finire direttamente a Matteo Salvini, con Giulia Bongiorno e Giancarlo Giorgetti come possibili alternative. Italia Viva chiede invece una poltrona per Teresa Bellanova, mentre da Forza Italia l’uomo scelto per occupare una posizione di rilievo è Antonio Tajani.
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