Nuovi, e tragicomici, risvolti in merito all’angosciante e controversa applicazione IT-Alert. Puntualissimo, a mezzogiorno in punto di ieri, è partito un nuovo test. Ma nella regione sbagliata: se era previsto che la simulazione oggi dovesse coinvolgere i cittadini dell’Emilia-Romagna, in realtà un po’ in tutto il Veneto, da Rovigo a Venezia passando per Chioggia, è scattato l’avviso. È appena il caso di ricordare che il sistema di allarme, che nelle ultime settimane la Protezione Civile sta testando in diverse regioni italiane, è stato installato a nostra insaputa nei nostri telefoni smartphone. Essendo stato pensato per informare la popolazione italiana in caso di emergenze naturali, e non essendo prevista alcuna simulazione nella regione Veneto, non poco è stato il panico che ciò ha suscitato. Tanti i timori, dall’acqua alta a Venezia, che non sarebbe neppure una novità, sino a un episodio di terrorismo o di guerra. La realtà è molto più semplice, ma non meno preoccupante, se pensiamo ai potenziali disservizi di questa applicazione una volta che saranno terminati i test. Certo, Emilia-Romagna e Veneto confinano, ma di certo si tratta di una falsa partenza. E di una notevole figuraccia. Altresì, secondo quanto riferisce il sito Fanpage, anche in Lombardia più d’uno avrebbe ricevuto la segnalazione di pericolo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il test
Una volta chiusa questa prima fase di test, nel 2024 IT-Alert diventerà operativo sul territorio nazionale e si attiverà – mediante una notifica accompagnata da un allarme sonoro e un messaggio scritto che invita a compilare un questionario (e la privacy?) – in sei casi di competenza del Servizio nazionale di protezione civile: maremoto (generato da un terremoto), collasso di una grande diga, attività vulcanica (per i vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli), incidenti nucleari o emergenze radiologiche, incidenti rilevanti in stabilimenti industriali. Ma, tecnicamente parlando, come è potuto succedere? (Continua a leggere dopo la foto)
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Come è potuto succedere?
La Protezione Civile ha diramato delle comunicazioni sul fenomeno conosciuto come “overshooting”: ciò accadrebbe “quando le antenne da cui partono i pacchetti di dati che poi conducono alla notifica sono posizionate in luoghi sopraelevati o di confine”. La distanza coperta dall’overshooting, inoltre, può variare anche a seconda dell’operatore. Ancora: “Quando abbiamo fatto il test in Sardegna abbiamo allertato le autorità francesi perché le notifiche sono arrivate in Corsica”, mentre quando è stato il turno della Calabria, lo scorso venerdì 7 luglio, “qualcosa è arrivato anche in Puglia”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Un utilizzo controverso
Il trattamento dei dati sensibili, la geolocalizzazione, il controllo dei contenuti digitali: sono tanti i rischi di questa sorta di autoritarismo tecnologico, cui si aggiunge, ora, quello di un panico diffuso ma ingiustificato i caso di analoghi errori del sistema.
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