La procura di Firenze ha messo sotto indagine l’avvocato Alberto Bianchi, il presidente della Fondazione Open, che negli anni passati ha finanziato anche la Leopolda di Matteo Renzi. Secondo fonti giudiziarie sentite dall’agenzia Agi, è finito nei guai per “traffico d’influenze illecite” per prestazioni professionali che secondo il suo legale, Antonio D’Avirro, “sono perfettamente legittime”.
Ieri, però, il procuratore aggiunto Luca Turco ha fatto perquisire lo studio di Firenze per acquisire materiale informatico e diversi faldoni di documenti. “Il mio assistito – ha assicurato D’Avirro – ha messo a disposizione degli inquirenti quanto richiesto: chiarirà al più presto questa vicenda che lo sta profondamente amareggiando”.
La bufera giudiziaria su Alberto Bianchi è, di riflesso, anche una tegola mediatica “rognosa” per Renzi, proprio perché si infila nel bel mezzo del lancio del partito politico “Italia Viva”. L’avvocato 65enne è, infatti, uno degli uomini più vicini all’ex presidente del Consiglio e la sua Open è il think tank renziano che, dal 2012 alla sua recente chiusura, ha raccolto ben 6,6 milioni di euro.
Fondi che venivano usati anche per finanziare la Leopolda, il convegno politico ideato da Renzi e Giuseppe Civati nel 2010 e che tuttora si tiene, a cadenza annuale, nell’ex stazione di Porta al Prato. La fondazione fu creata nel 2012, poco prima della partecipazione per la prima volta dell’ex rottamatore alle primarie nazionali del Partito democratico per la carica di segretario, e chiusa nel 2018.
La Guardia di Finanza di Firenze, che ieri ha perquisito lo studio dell’avvocato fiorentino, ha sequestrato i bilanci e l’elenco dei finanziatori della fondazione. L’indagine, coordinata appunto dal procuratore aggiunto Turco, intende accertare se, attraverso i rapporti intrattenuti, Bianchi possa aver influenzato una serie di affari.
Pistoiese d’origine, fiorentino d’adozione, 65 anni, l’avvocato Alberto Bianchi è stato anche legale dell’ex premier Renzi. Nel consiglio direttivo della sua fondazione, di cui Alberto Bianchi era presidente, sedevano anche Maria Elena Boschi (segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti. La fondazione, sul cui sito internet era possibile leggere i nomi dei finanziatori che avevano dato il consenso alla pubblicazione, è stata chiusa l’anno scorso.
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