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4.000 € di multa per aver violato il lockdown. Ma la sentenza del Tribunale ribalta tutto: “Giustizia è fatta”

Pubblicato il 25/07/2023 18:49 - Aggiornato il 28/09/2023 11:32

“Incostituzionale”. È scritto nero su bianco nella sentenza che ha annullato la multa a un uomo che aveva violato la quarantena nel 2021. Non si è arreso, ha fatto ricorso ed infine ha vinto, il cittadino altoatesino residente nel Burgraviato, ovvero l’area intorno a Merano, che ha dovuto attendere due anni di battaglie legali per dimostrare l’illegittimità della sanzione che gli era stata comminata: ben 4.000 euro, perché aveva violato il famigerato lockdown imposto dal governo Conte II. Eravamo nel 2021, dunque, allorché l’uomo, era stato sorpreso fuori casa dalle forze dell’ordine per strada, fuori dalla propria abitazione, in violazione di una di quelle folli misure che abbiamo imparato a conoscere durante la presunta emergenza sanitaria da Covid-19. E questo benché fosse risultato positivo al coronavirus. Durante un controllo, dopo essere stato identificato, l’uomo era stato condannato a pagare la pesante multa, con decreto penale, per violazione dell’obbligo di quarantena. Ma aveva presentato ricorso contro tale misura liberticida e, come anticipato e vedremo nel dettaglio, incostituzionale. (Continua a leggere dopo la foto)
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La storica sentenza

Ricorso finalmente accolto dal tribunale di Bolzano, che ha dunque annullato il decreto penale stesso, come leggiamo su Il Gazzettino. La sentenza con cui la multa è stata annullata e dichiarata illegittima, a sua volta, richiama l’orientamento giurisprudenziale più recente, ad esempio espresso da una sentenza del Tribunale di Milano che, nel dicembre 2022, aveva assolto un altro imputato in merito a una vicenda pressoché identica. Quel magistrato affermò che “un regolamento generale e indifferenziato che imponga la quarantena ai positivi appare incostituzionale”. La sentenza di Milano era dettata dall’articolo 13 della Costituzione, che prescrive la riserva di giurisdizione per gli atti privativi della libertà personale. Dunque, la sentenza di Milano aveva ricordato la libertà personale e le garanzie contemplate dallo stesso articolo 13 della Costituzione e dall’articolo 5 della Cedu (Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali), a sua volta relativo al “diritto alla libertà e alla sicurezza”. La sentenza di Bolzano, peraltro, è fondata anche su un vizio di forma, perché Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, come si dice: l’invito a rispettare la quarantena gli venne notificato dall’Azienda sanitaria altoatesina esclusivamente tramite un messaggio sul cellulare, non attraverso strumenti ufficiali e tracciabili, quali una lettera raccomandata o una mail di Posta elettronica certificata: egli avrebbe anche potuto non notare l’avviso, come era argomentato nel ricorso: tesi che ha trovato d’accordo il magistrato di Bolzano. (Continua a leggere dopo la foto)
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La recente giurisprudenza

Si tratta di un’ulteriore conferma della sostanziale ineffettività della disposizione incriminatrice introdotta nell’ordinamento con la legislazione emergenziale. Ci conforta constatare, sempre più spesso, che diversi magistrati stanno accogliendo i vari ricorsi presentati dai cittadini italiani, in tal modo annullando sanzioni illegittime e, appunto, incostituzionali, circa la mancanza del Green pass o la mancata adesione all’obbligo vaccinale per talune categorie. Recente è la disposizione del giudice di pace di Velletri ha annullato la sanzione pecuniaria ad una donna over 50 che aveva liberamente deciso di non vaccinarsi.

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