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Grillo-Berlusconi, prove tecniche di inciucio passando per Mediaset

Pubblicato il 24/06/2020 15:36

Quale sarà il destino della rete unica? Ma soprattutto qual è il ruolo di Grillo e del Movimento in questa partita? Il fondatore dei 5 Stelle in un post ha recentemente sparato a zero contro Enel per schierarsi con Tim, mossa che ha lasciato spiazzato più di un elettore grillino e che ha subito scatenato dietrologi e commentatori per capire cosa stia accadendo. La questione è assai complessa, ma anche molto semplice. Nella sostanza, Grillo si starebbe schierando con Tim nella creazione di una infrastruttura italiana che colleghi tutto il paese con la fibra ottica. Un pallino del Movimento delle origini. Ma quali conseguenza avrebbe questa uscita di Grillo a livello politico?

Dagospia prova a tracciare una linea, e in un articolo pubblicato oggi (24 giugno 2020), lancia il retroscena: “Grillo infila il suo faccione nel dibattito tra Open Fiber e Tim, tra Enel e Macquarie, tra Vivendi e Cdp. E fa capire che dalla soluzione di questa matassa dipende il futuro politico, economico e mediatico del Paese. C’è infatti un’operazione sul tavolo che potrebbe risolvere parecchi problemi in un colpo solo. Ovviamente niente è scritto sul marmo e tutto può cambiare da un momento all’altro. Ma l’idea è questa: risolvere il conflitto tra Berlusconi e Bolloré, che si fanno la guerra nei tribunali di mezza Europa, attraverso la rimodulazione di tutto il panorama delle telecomunicazioni italiano ed europeo”.

Qual è la questione? Sempre Dagospia ricorda: “Berlusconi rinfaccia al finanziere bretone di aver infranto i loro patti scaricando Mediaset Premium e facendo partire una scalata ostile all’impero del Biscione. Bolloré ribatte sostenendo che Premium era un catorcio e che il congelamento della sua quota in Mediaset sopra il 10% è illegittima, come lo è la nascita del gruppo Media For Europe, incardinato da Pier Silvio in Olanda al fine di creare un polo europeo con la tedesca ProSiebensat e Mediaset Espana. L’idea del polo europeo dei media, che possa competere con Netflix e Amazon, è una fissa di Bolloré. I Berluscones hanno capito che è inutile buttarsi a capofitto nello streaming, e che la tv generalista ha ancora qualche colpo da sparare. Per ora il mercato ha dato ragione a loro, ma Bolloré non molla”.

Ecco allora la mossa che potrebbe chiudere la guerra: “In vista della creazione di una rete unica, Berlusconi si prende un pezzo di Tim attualmente in mano ai francesi – che hanno il 19% ma non la controllano più da quando è entrato in campo il fronte Cdp-Elliott – e in cambio cedono un pezzo di Media For Europe a Bolloré, che avrebbe un canale privilegiato per distribuire i suoi contenuti, sia a livello di infrastruttura che di OTT, over the top. Gli altri attori? Enel uscirebbe di scena affidando la sua quota agli australiani di Macquarie (Starace non voleva entrare in Open Fiber, fu Enrico Letta a far partire l’operazione e poi Renzi a costringere Enel a entrare nel progetto a metà con la Cassa Depositi e prestiti)”.

E Cdp? Spiega ancora Dagospia: “Avrebbe l’occasione di rivalutare così la sua partecipazione in Tim, voluta da Costamagna per garantirsi la permanenza al vertice, un investimento da oltre 800 milioni di euro (e ora si ritrova una notevole minusvalenza). I 5 Stelle avrebbero come ”contrappeso” al potere dei Berlusconi nella rete unica l’ad Fabrizio Palermo, che già vorrebbero blindare per la riconferma. Bassanini sarebbe pronto a dimettersi da presidente di Open Fiber per favorire il disgelo con il governo. Gubitosi, che ha portato nell’affare della fibra ottica di Tim anche il fondo KKR, ha un ottimo rapporto con Conte. Ma il principale sostenitore del premier è proprio Berlusconi. Con la nomina del nuovo consiglio dell’AgCom in ballo (favorito Giacomelli) e la possibilità di chiudere la sanguinosa e costosissima battaglia legale con Bolloré, il Banana può ancora una volta essere il perno di un’operazione che garantirebbe il futuro del suo gruppo (e del suo potere politico). In cambio, è pronto a sostenere il governo Conte senza se e senza ma (e con il Mes)”.

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