Il professor Giulio Tremonti ha rilasciato una lunga e approfondita intervista a LaVerità, in vista delle prossime elezioni europee del 2024. Un’occasione per riflettere più ad ampio raggio sul passato e sul presente, guardando al futuro. Soprattutto sul fronte conservatore. Si parte dall’invasione di Lampedusa, quindi dall’emergenza immigrazione. Dice l’ex imistro: “La World Trade Organization nasce nel maggio 1994 ed è allora che inizia la globalizzazione. A quell’altezza di tempo e da allora in poi la globalizzazione è stata sempre vista in termini totalmente progressivi e positivi. Il lato oscuro, il dark side non era preso in considerazione neanche per esorcizzarlo”. Come è collegato tutto questo con i processi migratori dal Sud del mondo verso il Nord? “Sono le immagini della ricchezza occidentale che, come un miraggio, lentamente attivano e attirano da Sud verso Nord il movimento della povertà”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Giulio Tremonti è fermamente convinto dell’idea di “Aiutiamoli a casa loro”, una strada che va ancora percorsa, anche se questo slogan, dice, “oggi è abusatissimo”. Poi cosa è successo? “Le ‘rivoluzioni arabe’ invece di esportare la democrazia hanno cominciato a farci importare masse di migranti, a partire dalla Siria per arrivare oggi alle guerre e ai disordini in atto nella parte centrale dell’Africa”. Tremonti, presidente della Commissione Esteri alla Camera, annuncia poi che il governo sta lavorando a una “De-tax”, qualcosa di simile ad un “3×1000″ per l’Africa”, sempre sul principio di aiutarli a casa loro. Sul fronte Ue, in vista anche delle prossime elezioni europee, l’ex ministro ragiona sulla guerra in Ucraina che ha messo in crisi l’integrazione tra Europa e Russia, fondato su un import di energia a basso costo dalla Russia per una produzione finalizzata all’export di prodotti ad alto valore. Cosa succede dunque ora? (Continua a leggere dopo la foto)
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Giulio Tremonti, perché le elezioni europee sono un’occasione
“Le elezioni europee possono essere – e comunque io spero siano – un modo per cominciare a modificare l’architettura dell’Europa integrandola tra un Ovest-Bruxelles – molto sofisticato, ideologicamente evoluto, anzi fin troppo, ma anche dogmatico – e un Est più fondato sulle tradizioni. Per l’Europa è fondamentale cominciare a costruire un ponte tra queste due realtà essenziali”, afferma Giulio Tremonti. Poi cita Churchill: “L’amore per la tradizione non ha mai indebolito la nazione, bensì la rafforza soprattutto nel momento del pericolo”. Poi la stoccata: “A furia di seguire le élite, l’Europa ha perso la sua anima affogandola nel liquido della finanza. Le ‘dottrine fluide’ dimenticano la famiglia e la natalità. La cancel culture parla solo di diritti individuali, ed ignora i doveri collettivi. Sta producendo effetti sociali drammatici”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Ragiona infine Giulio Tremonti, dando di fatto uno schiaffo alle politiche dell’Europa e della sinistra: “Il nostro ‘welfare State’ funziona ‘dalla culla alla tomba’. Con la natalità a picco, in pochissimo tempo, un tempo molto prossimo – più o meno venti anni – non avremo più culle. Dunque, niente ‘welfare State’ e, di conseguenza, niente sanità pubblica, niente pensioni! Questo non è rilevante per i ricchi, ma è una tragedia regressiva per le masse, a partire dal ceto medio”. La salvezza per il nostro Stato sociale, dunque? I conservatori.
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