Una “giornata di rabbia”. Ovvero una mobilitazione del mondo arabo a sostegno della causa dei palestinesi in tutte le città del mondo, mentre continua la guerra seguita all’attaco contro Israele. Con queste parole Khaled Meshaal, che oggi vive in Qatar e che è stato ai vertici di Hamas, ha spaventato il mondo, chiedendo di rendere visibile la solidarietà con il gruppo terroristico per fermare “i piani israeliani per giudaizzare Gerusalemme e Al-Aqsa”. La richiesta, rivolta a tutto gli arabi del mondo, è stata quindi quella di scendere in strada e protestare per la morte dei civili uccisi a Gaza. Parole che, ovviamente, hanno scatenato subito forte apprensione in ogni nazione e portato a un inasprimento delle misure di sicurezza. (Continua a leggere dopo la foto)
“Una clamorosa falla”: così i terroristi di Hamas sono entrati in Israele. La scoperta
Il timore, infatti, è che l’invito alla protesta di Khaled Meshaal possa dare il là ad attentati terroristici. Negli aeroporti e nelle stazioni è dunque tornato altissimo il livello d’allerta, con controlli intensificati. Nel frattempo, come raccontato dal Corriere della Sera, attorno a Gaza si continuano a radunare i riservisti israeliani tornati a casa da tutto il mondo. (Continua a leggere dopo la foto)
L’esercito israeliano ha confermato di aver effettuato attacchi aerei durante la notte contro circa 750 obiettivi appartenenti ad Hamas e situati lungo la Striscia di Gaza. Tra i bersagli anche 12 torri a più pianti che conterrebbero risorse preziose per l’organizzazione terrorista. (Continua a leggere dopo la foto)
Complessivamente, Israele ha spiegato di aver sganciato in sei giorni 6.000 bombe, per un peso di 4.000 tonnellate, sugli obiettivi di Hamas a Gaza, colpendo oltre 3.600 obiettivi. Il bilancio delle vittime, secondo il ministero della Sanità di Gaza, sarebbe di almeno 1.537 morti e 6.612 feriti.
Ti potrebbe interessare anche: “Ecco perché la Germania è il vero malato d’Europa”. La spietata analisi dell’economista