Spremuti come limoni, cresciuti durante il periodo di siccità. Ad agosto sono ben 246 le scadenze fiscali previste, più di duecento saranno solo di giovedì. 4 milioni e mezzo di partite iva sono chiamate a versare il saldo 2019 e il primo acconto 2020 delle imposte sui redditi con la maggioranza dello 0,4%. Alle casse dello Stato dovrebbero rientrare ben 8,4 miliardi.
Fatica e sudore non soltanto per gli studi dei commercialisti mandati in tilt dall’accavallamento dello troppe scadenze, ma anche e soprattutto per le imprese che sono sempre più ridotte all’osso.
Marco Cuchel, presidente dell’Anc afferma: “I colleghi sono esasperati, non riescono a programmare il lavoro perchè hanno grandi carichi mentre le imprese sono a corto di risorse: lo spostamento dei termini era dovuto”. Il presidente ha anche annunciato: “Abbiamo proclamato 8 giorni di sciopero dal 15 al 24 settembre, ci asterremo dal lavoro e non manderemo all’amministrazione le liquidazioni periodiche Iva”.
Con il decreto di agosto sono stati “differiti i pagamenti per gli autonomi dal 30 aprile a novembre, per chi ha perso il 33% del fatturato, consentendo anche una doppia rateizzazione da versare il 50% a dicembre e il rimanente in 24 quote mensili”. Soluzione secondo Cuchel che “sa tanto di propaganda” e inutile.
Il futuro non promette bene, l’Associazione nazionale di categoria è scettica sulla riforma fiscale promessa per l’autunno, che “garantirebbe il passaggio dal sistema degli acconti ai pagamenti mese per mese”. Sarebbe un’ulteriore complicazione -12 dichiarazioni mensili più una a saldo per capire l’aliquota- che non porta nemmeno a “equità”.