Un’auto che si trova sotto fermo amministrativo, è facilmente intuibile, non può circolare, e fin qui nulla di nuovo. Non tutti sanno, però, che il fermo amministrativo può scattare persino se l’automobile è semplicemente parcheggiata in una strada pubblica, e non può essere neppure rottamata, venduta o radiata. Entra in vigore oggi, 25 gennaio 2024, questa nuova integrazione del Codice della strada. Siete ancora in tempo, nel caso, ad andare a spostare l’auto. Scherzi a parte, la notizia può interessare in molti e occorre precisare, dapprima, quando scatta e cosa si intenda per fermo amministrativo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cos’è e quando scatta il fermo amministrativo (e cosa si rischia a circolare)
Il fermo amministrativo viene sancito da un ente, tipicamente l’Agenzia delle entrate, che dispone il blocco di un veicolo, che non può più circolare per un periodo di tempo variabile e in proporzione alla gravità del fatto. Il fermo viene eseguito sui veicoli a motore, impedendo al legittimo proprietario di servirsene finché non sarà estinto il debito. In questo modo, l’ente obbliga il soggetto a pagare i debiti rimasti insoluti. L’ente creditore può avviare la pratica che porta al fermo amministrativo di un veicolo quando il debito superi la somma di 800 euro: il fermo auto può scattare, quindi, anche in presenza di importi modesti. Nel caso in cui questo superi i 2.000 euro si potrà applicare il fermo sino a dieci veicoli diversi. Se si viene fermati a circolare lo stesso, si legge sul portale specializzato GiornaleMotori, si rischia una multa che va da un minimo di 1.988 euro fino a 7.593. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cosa fare in caso di fermo amministrativo
Per rimediare, occorre anzitutto prendere appuntamento con l’Agenzia delle Entrate, o con l’ente che ha richiesto il fermo, e saldare il debito. Solo in seguito si può richiedere al Pubblico Registro Automobilistico (Pra) l’estinzione del fermo amministrativo, tornando a poter circolare senza problemi a bordo. Per il saldo si può effettuare il pagamento a rate, fino a 120 rate a seconda dell’importo. L’estensione della rateizzazione è stata introdotta nel 2013, prevedendo anche il decadimento del beneficio in caso di mancato pagamento di 8 rate.
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